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EUROPEO RALLY
SANREMO
Guido Rancati
Di voler vincere lo aveva detto e ridetto fin
dal momento in cui era arrivato nel ponente
ligure. C'è riuscito e a cose fatte corregge un
po' il tiro: “L'obiettivo era finire davanti a
tutti, ma a un certo punto mi ero reso conto
di non aver troppe possibilità di centrarlo”.
E' felice, Giandomenico Basso: ha scritto
un'altra volta il suonomenell'albod'orodel-
la gara italiana con più storia alle spalle e
l'impresa rafforza la sua convinzione di
doversi battere con ancor maggior determi-
nazione per esprimersi in un contesto inter-
nazionale. “E' proprio così”, ammette senza
giri di parole. Spiega: “Affrontare gare di un
certo tipo e avversari di valore è sempre
esaltante”. Aggiunge: “Come ho già fatto in
passato, continuerò a darmi da fare per
garantirmi un programma europeo. Spe-
rando che questa vittoria mi aiuti a mettere
insieme il budget necessario per farlo”. In
attesa che succeda, racconta come è matu-
rato il suo terzo successo sanremese. E con-
fessa i dubbi che lo assillavano dopo il primo
giro di prove della seconda frazione: “Ero
primo, ma mi rendevo conto che se non fos-
simo riusciti a capire su cosa intervenire per
rendere l'auto davvero competitiva, sarebbe
statomolto difficile resistere alla rimonta di
Bryan Bouffier”. A chiarire il problema che
lo stava assillando ci pensa Mitia Dotta:
“Pareva non ci fosse verso di sistemare l'im-
pianto frenante in modo da poter usare il
pedale senza che le ruote si bloccassero. Se
all'ultima assistenza non fosse stata trovata
la soluzione, per evitare il disastro, non
avremmo potuto fare altro che anticipare di
dieci, venti metri ogni staccata e Bryan ci
avrebbe presi e passati”. Il miracolo era riu-
scito. Alla pausa pranzo, l'interventodei tec-
nici di Munaretto era servito a rendere assai
meno critica la situazione. Miglior tempo
sul colle Langan, Giando aveva puntellato il
primato ereditato poco prima con altri due
secondi e sei. Ma, soprattutto, aveva man-
dato a dire al francese che per scavalcarlo
avrebbe dovuto andare a fuoco sia sul
Teglia, sia sul colle d'Oggia. S'era prepoten-
temente rimesso in gioco. Aver lasciato
subito dopo tredici secondi al rivale sul pas-
so che divide Rezzo da Andagna lo aveva
disturbato, ma non lo aveva mandato in
panico: “Avevamo affrontato i quasi venti-
due chilometri della prova – chiarisce il suo
complice in mille avventure – decisi a con-
trollare la situazione e quando, a metà spe-
ciale, un sms ci aveva annunciato che era-
vamo sei secondi più veloci di lui, avevamo
ulteriormente abbassato il ritmo. Solo alla
fine, preso atto che gli avevamo lasciato tan-
tissimo, avevamo scoperto che c'era statoun
equivoco: il nostro informatore aveva digi-
tato meno invece di più...”.
A quel punto, sempre in testa, ma con soli
sette secondi di vantaggio – comunque più
di quanti ne avesse lasciati all'inseguitore
nel passaggio precedente – il veneto non
aveva scelta: doveva aggredire con la baio-
netta in canna gli ultimi venti e passa chilo-
metri. E così aveva fatto, almeno fino a
quando non gli era stato comunicato che
Bouffier s'era fermato a cambiare una ruo-
ta.
“Non avevo scelta, dovevo andare a tutta”,
osserva con la serenità dei grandi l'ultimo
ad arrendersi. Ribadendo che, a campiona-
to ormai chiuso, l'unico risultato che gli
interessava era il primo posto. Per entrare
nella leggenda, per essere l'unico ad aver
vinto Monte-Carlo, Tour de Corse e Sanre-
mo, le tre gare-monumento sull'asfalto:
“Non ho padroni a cui ubbidire, posso deci-
dere da solo come gestire lemie corse e sono
convinto di aver fatto la cosa giusta. Anche
se è andata come è andata”, dice. E dice pro-
prio bene: si fosse accontentato, avrebbe
chiuso al secondo posto e non al quarto. Ma
la medaglia 'argento gli avrebbe lasciato
ancor più amaro in bocca.
La vittoria sanremese di un anno fa di Gian-
domenico Basso con la Fiesta in versione
Regional aveva messo in allarme i federali. E
ancor di più il mercante con posto d'onore nel
tempio. Convinti che il campione di Cavaso
del Tomba l'avesse spuntata quasi solo per
merito della millesei dell'Ovale Blu, s'erano
impegnati a cercare il modo di limitarne le
prestazioni e, alla fine, avevano partorito un
codicillo che avrebbe permesso loro, in qual-
siasi momento, di imporre una zavorra non si
sa di quanti chili alla vettura disegnata con la
solitamaestria da Christian Lorieaux. Il risul-
tato è stato che Basso ha corso – e due volte
vinto – con una Peugeot e che nella bollita
serie tricolore non s'è più vista una Ford ben
guidata. Chissà se dopounSanremonel quale
cinque 207 hanno trovato posto nei primi sei
posti della classifica e nel quale nove delle
undici prove speciali sono state vinte da piloti
con la Super2000 del Leone, gli inquilini del
palazzo stanno pensando a come intervenire
per penalizzare chi ha in animo di continuare
a usarne una nella prossima stagione...
STORIE DI ORDINARIA STUPIDITÀ: LA ZAVORRA ALL’ITALIANA
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