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Una gara sotto molti punti di vista indecifrabile, monoposto brutte e sofisticate che
piacciono solo agli ingegneri, la scomparsa del sound che emoziona. La prima messa in
scena della nuova era del campionato del mondo ha deluso. Aspettiamo sviluppi
Stefano Semeraro
Sarà anche il campionato della rivoluzio-
ne, l'alba di una nuova era, ma per il
momento sembra soprattutto una For-
mula confusione, farcita di cose che non
funzionano e un po' (molto, via) deluden-
te sul piano dello show. Vedere due stra-
campioni comeHamilton e Vettel costret-
ti a ritirarsi per le bizze dei nuovi motori
non è stato bello, poi iniziare l'annata con
una polemica sui regolamenti, la squalifi-
ca di Ricciardo che aveva stampato il suo
sorrisone da paisà sul podio di casa sua,
diciamolo, non aiuta.
Ma soprattutto lascia perplessa questa
nuova filosofia di gara, tutta calcoli e algo-
ritmi, fra piloti incerti sul da fare e inge-
gneri in surmenage. Tutto un parlarsi fit-
to fitto via radio, uno scambiarsi sigle
segrete che individuano la mappatura dei
motori, le opzioni di risparmio carburan-
te, e spingi quello, e pigia quell'altro. Ver-
rebbe da mettere un annuncio sul giorna-
le del paddock: “Cercansi esperti di comu-
nicazioni, prego citofonare ore-gara”. I
motori che non fanno più rumore, oppu-
re che ne fanno uno che poco c'entra con
la F.1, a metà strada tra un biplano e una
Gran Turismo, possono indispettire come
la bruttezza delle monoposto già ampia-
mente sottolineata, ma il vero problema è
un altro, e cioè il crescente distacco fra ciò
che accade in pista (o meglio, al muretto,
il vero fulcro ormai delle gare) e ciò che
possono capire i poveri, semplici telespet-
tatori: tutti noi che non abbiamo una lau-
rea in ingegneria e non passiamo le nostre
giornate nei briefing delle squadre. Guar-
di lo schermo, provi ad ascoltare le spie-
gazione dei commentatori, e non capisci
mai veramente se chi rallenta lo fa perché
gliel'ha detto l'ingegnere di pista, perché è
una strategia, perché bisogna risparmiare
carburante o semplicemente perché non
ce la fa più. Per tre-quarti di gara le soste
ai box, le comunicazioni, i sorpassi veri o
posticci, i cambi di posizione si avvitano in
un caos indecifrabile, che un po' sconcer-
ta e molto annoia. Sarebbe come andare
all'Opera e non sentire cosa cantano il
tenore o il soprano, oppure guardare una
partita di tennis potendo osservare solo
metà del campo: ti sfugge il senso, la dina-
mica, la trama di ciò che succede. E alla
fine, negli ultimi giri, quando la classifica
si ricompone, hai la sensazione chedi quel
tourbillion cifrato hai afferrato poco, e
ricorderai ancora meno. E che i piloti si
siano divertiti ancora meno di te. Certo,
siamo ancora agli inizi, come per le singo-
le vetture anche il complesso ingranaggio
del campionato deve rodarsi, trovare un
nuovo standard, magari correggere ciò
che non funziona. Speriamo solo che suc-
ceda in fretta.
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