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PRODUZIONE
JEEP CHEROKEE
Il nome è quello di una tribù indiana.
Nel mondo dell’auto Cherokee dagli anni
settanta è simbolo di libertà.
Il modello appena arrivato sul mercato ita-
liano è stato presentato la scorsa primave-
ra al salone di NY. Si presenta con una
nuova linea, una nuova base meccanica e
nuovi motori.
Il design è di rottura: il frontale ha le clas-
siche sette feritoie ma i fari molto sottili; i
passaruota sono tagliati di netto e non
seguono il profilo curvo delle ruote; la par-
te posteriore ha fari alti, rifrangenti bassi
e un po’ esposti a eventuali urti; linea di
cintura alta e lunotto piccolo.
La visibilità non è ottimale: utili quindi i
sensori e la telecamera.
La base meccanica è stata pensata in Italia
e serve anche l’Alfa Romeo Giulietta. E’
molto innovativa e resistente tanto che nei
crash test ha ottenuto eccelsi risultati.
Sotto il cofano c’è un 2 litri diesel Fiat con
common rail di ultima generazione.
Rispetto al vecchio modello con cui non
condivide più nemmeno un bullone, è net-
tamente più comoda, nettamente più
capace nel fuori strada, nettamente più
veloce su strada asfaltata, nettamente più
precisa per chi la deve portare.
La nuova Cherokee può essere a sola tra-
zione anteriore, integrale e integrale con le
ridotte: quindi in base alle singole esigen-
ze si può avere quella che più interessa. Va
detto che la versione più estrema grazie
anche al blocco del differenziale posterio-
re ha capacità come nessun’altra rivale.
La Cherokee può avere cambio manuale a
sei marce o a nove automatico.
L’abitacolo si presenta con schermo
touch 7 pollici o 8,5.
I sedili possono avere riscaldamento e ven-
tilazione.
Il divano scorre per 14 centimetri.
Il sedile anteriore si può piegare a tavoli-
no.
UN MITO
NEL NOME
E NEI
CONTENUTI
Va ovunque, ha un design di rottura e motori diesel vigorosi.
La visibilità però non è il suo punto forte
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