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FORMULA 1
DANIIL KVYAT
Filippo Zanier
Quando ci incontriamo nel paddock del
Moscow Raceway, alle 9 del mattino,
Daniil Kvyat ha un'urgenza: "Sto morendo
di fame", dice trafelato a un membro dello
staff Red Bull che lo segue, ma la proposta
che riceve, una sanissima mela, non sem-
bra convincerlo granché. "No grazie, pre-
ferirei del cibo vero, magari che includa
delle uova, qualcosa che abbia sostanza".
Sostanza, a ben pensarci, è esattamente ciò
che il pilota russo ha messo fin da subito
in pista nella stagione del debutto in F.1.
Nella massima formula Daniil è arrivato in
modo improvviso e inatteso, dopo un
"blitz" che lo scorso ottobre lo vide scaval-
care Antonio Felix da Costa nelle grazie di
Helmut Marko, padre padrone del pro-
gramma che alleva i giovani Tori, tutto in
appena qualche settimana.
La scelta del management Red Bull al tem-
po aveva destato non poche perplessità,
non tanto perché al pilota russo non venis-
se riconosciuto un talento effettivamente
cristallino, ma semplicemente perché quel
posto in Toro Rosso da più di un anno sem-
brava assegnato al pilota portoghese, che
dopo un 2012 pazzesco sembrava a tutti gli
effetti più preparato per il grande salto, pur
se reduce da un'annata sotto le aspettative
in F.Renault 3.5. L'improvvisa ascesa di
Kvyat, insomma, sembrava figlia di contin-
genze extra sportive, prima fra tutte la
necessità per la F.1 di avere un pilota rus-
so in griglia in vista del GP di Sochi.
A distanza di nove mesi, però, va ricono-
sciuto che, dopo Vettel e Ricciardo, il pro-
verbiale occhio del Dr. Marko ci ha visto
giusto ancora una volta: arrivato nel Cir-
cus da "usurpatore", Kvyat si è fatto
apprezzare in fretta grazie a concentrazio-
ne, metodo, modi schietti e soprattutto
piede pesante. In 9 Gran Premi ha già
saputo cogliere la top ten quattro volte, la
prima proprio al debutto in Australia, e a
colpire sono state soprattutto le sue per-
formance in gara che, affidabilità permet-
tendo, gli hanno consentito di mettere in
atto prodigiose rimonte.
La Russia, in un fine settimana in cui è sta-
to festeggiatissimo dalla sua gente assiepa-
ta sugli spalti, si è rivelata il posto ideale
per parlare con Daniil dei suoi primi mesi
in F.1 e di come il Circus ha cambiato la sua
vita.
La tua ultima gara in F.Renault 2.0
Alps è lontana poco più di un anno,
e oggi sei qui a guidare una F.1 a casa
tua, per regalare ai tifosi russi l'oc-
casione di applaudire il loro unico
rappresentante nel Circus. Che
effetto ti fa, tenendo conto che fino a
qualche anno fa in Russia non c'era
nemmeno una pista in grado di ospi-
tare un evento del genere?
"È stato molto bello. Mi sono impegnato
molto inmacchina per fare divertire il pub-
blico sugli spalti, e mi sono subito accorto
che rispondevano bene, per questo quan-
do sono sceso dalla macchina li ho invita-
ti a farsi sentire: dico la verità, la risposta
mi ha impressionato. Anche ieri ho avuto
l'occasione di interagire con loro sul palco
che è statomontato qui dietro nel paddock,
ed è stato molto bello vedere che la passio-
ne per il motorsport sta crescendo anche
qui da noi".
Un passaggio così rapido alla F.1,
nella storia recente, era capitato sol-
tanto a Kimi Raikkonen. Quale pen-
si sia stata la chiave per raggiungere
l'obiettivo in tempi così rapidi?
"Credo che l'anno in cui ho fatto sia GP3
che F.3 Europea sia stato fondamentale. La
velocità non mi era mai mancata, nemme-
no nella F.Renault 2.0, ma nella stagione
successiva ho dimostrato di saper vincere
fare risultati in due campionati diversi, e
soprattutto di saper usare le testa nel modo
giusto. Chi cerca piloti per la F.1 valuta
anche e soprattutto il rendimento sotto-
pressione, la capacità di mettere insieme il
giro buono in tutte le condizioni, in questo
credo di essere stato convincente".
Quanto sono stati utili i campionati
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