Stefano Semeraro
In assenza di concorrenza, scatta la maldi-
cenza. Il dominio delle Mercedes è così
vasto che ormai a tenere vivo il Mondiale
c'è solo la lotta casalinga fra Lewis Hamil-
ton e Nico Rosberg, la loro amicizia infran-
ta, gli sgarri intrecciati e su tutto l'imbaraz-
zo della Mercedes che non sa bene come
gestire i due galletti e ad ogni mossa, ad
ogni dichiarazione alimenta critiche e
“retroscenismi” a go-go. A Monza, ad
esempio, è andato in onda il giallo del
“biscotto”, ovvero del possibile regalo che
Nico Rosberg - saldamente in testa alla
gara dopo l'avvio al ralenti sulla griglia del
poleman Hamilton - avrebbe fatto al riva-
le per compensarlo dello sgarbo di Spa
(contatto spietato e gomma dell'inglese
squarciata, ricorderete). Sotto inchiesta
sono andati i due errori commessi dal tede-
sco ai giri numero 9 e 29. Il primo quando
dietro ringhiavano Massa (be', ringhiare si
fa per dire...) e lo stesso Hamilton, e
Rosberg è andato lungo alla prima varian-
te, ma senza perdere la posizione. Il secon-
do, più grave e più sospetto, quasi identico
al precedente, ma con la differenza che ha
consentito a Hamilton di sorpassarlo e
involarsi verso il trionfo. «Non si fanno due
errori così per far vincere il compagno di
squadra», ha provato a tagliar corto Toto
Wolff. Anche Jenson Button è stato cate-
gorico («nessun pilota lo farebbe, è stupi-
do pensarlo»), ma più di un sopracciglio
eccellente si è alzato nel dopo gara. Ad
esempio quello di sir Jackie Stewart.
«Diciamo che sono un po' confuso, perché
ho visto veramente poco fumo nella frena-
ta di Nico – sostiene lo scozzese volante –
e non riesco a capire come abbia fatto un
errore del genere in un tratto abbastanza
facile della pista, avrebbe potuto almeno
provare a correggere la traiettoria. Al
secondo errore poi, mi sono detto' ehi, cosa
succedendo qui?'». Insomma, gli hanno
chiesto, un finto errore per coprire un ordi-
ne di scuderia? «Così sostiene qualcuno»,
ha commentato Stewart sibillino. «Ho
semplicemente commesso un errore, ho
frenato tardi e ho deciso di andare lungo
invece di spiattellare le gomme, perché con
una sosta avrei perso più tempo», ha repli-
cato Rosberg, che peraltro sul podio, dopo
una vittoria buttata al vento in quella
maniera, è sembrato sin troppo allegro.
«Perché avrei dovuto sbagliare volontaria-
mente? Il team non avrebbe avuto nessu-
na ragione di chiedermi di cedere la posi-
zione (ehm, ehm, ndr). So che la gente con-
tinua a pensare a Spa, ma là ho commesso
un errore di cui ho già chiesto scusa. Lewis
è stato più veloce in questo weekend, ha
meritato di vincere. La Mercedes è il team
più forte, abbiamo raccolto un'altra dop-
pietta, dobbiamo essere felici. Certo, sono
un po' deluso, ma in fondo ho perso solo 7
punti rispetto a Hamilton, sarebbe potuta
andare peggio. Guardiamo al futuro». E
giù un sorriso, decidete voi se di circostan-
za o di furbizia.
Hamilton, rigenerato dalla vacanza in Sar-
degna durante la quale si è esibito anche in
qualche tuffo spericolato, si è detto diplo-
maticamente soddisfatto «perché voleva-
mo finire primi e secondi e ci siamo riusci-
ti». Lo start da moviola l'ha spiegato con
un problema nella sequenza di lancio: «Già
non funzionava bene nel giro di formazio-
ne e ha continuato a farlo anche in parten-
za. Così ho pestato a tavoletta sperando di
cavarmela il più in fretta possibile. Per for-
tuna non ho perso troppi posti e sono riu-
scito comunque a passare Magnussen e poi
a ingaggiare un duello con Felipe. Quando
mi sono trovato dietro Nico ho continuato
a spingere perché sapevo che l'unica chan-
ce l'avrei avuta all'inizio dello stint succes-
sivo, con le gomme fresche, quindi ci ho
provato». Tutto chiaro, no?
Hamilton sul podio si è goduto anche gli
applausi del pubblico di Monza, che ha
invece riservato qualche fischio a Rosberg,
il campioncino con la faccia d'angelo a cui
molti non perdonano la grinta e la tigna
sfoderata negli ultimi tempi. Insomma: fra
Spa e Monza i due rivali hanno chiuso
sull'1-1, la Mercedes può tirare – almeno
per quindici giorni – un sospiro di sollie-
vo, l'armonia è tornata nel team. «Quindi
siete sempre amici voi due?», ha chiesto
Alesi ad Hamilton durante la premiazione.
«Certo – ha risposto Hamilton – siamo
sempre compagni di squadra». Tutto chia-
ro, no?
13