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MONDIALE RALLY

MIKKO HIRVONEN

Guido Rancati

“La cosa più importante è credere davve-

ro di potercela fare. Sono partito da un

piccolo villaggio che si chiama Kannon-

koski e la strada per arrivare in alto è sta-

ta lunga, ma se io ce l'ho fatta, può farce-

la qualsiasi altro pilota che creda in sé

stesso: lavorando duro, niente è impossi-

bile”. La (bella) intervista a Mikko Hirvo-

nen pubblicata da L'Equipe si chiude così,

con un messaggio del campione che lascia

ai ragazzi che stanno iniziando a correre.

O che sognano di farlo.

Quella sulle strade del Wales Rally GB,

per il finlandese sarà l'ultima recita da

pilota professionista sul palcoscenico iri-

dato: a trentaquattro anni ha deciso di

porre fine a una carriera che, iniziata

quattordici anni fa, l'ha portato a essere

grande protagonista nel mondiale. Prima

con la Subaru, poi con la Ford, quindi con

la Citroen e infine di nuovo con la Ford.

Era un da po' che aveva cominciato a pen-

sare di farsi da parte, da quando s'era

accorto che fare la valigia era un'incom-

benza ogni volta più pesante. Che soppor-

tava sempre meno il separarsi dai figli e

dalla sua compagna. Confessa che ai suoi

amici più stretti ne aveva parlato ancor

prima che iniziasse l'estate. E quando è

ripartito il mercato piloti ha semplice-

mente chiesto al suo manager di non ini-

ziare nessuna trattativa.

Nella chiacchierata con Jérome Bourret,

ottima penna dell'autorevole quotidiano

sportivo francese, dice molte cose inte-

ressanti. Ribadisce di essere fiero di

quanto ha fatto nel mondo dei rally, pur

se non è riuscito a vincere un mondiale:

“Abbiamo reso la vita dura a Sébastien

Loeb, il più grande di tutti, e non è poco”.

Già, non lo è. Per quattro volte ha chiu-

so subito dietro all'Extraterrestre. Una,

nel 2009, solo di un misero punto. “E'

Abbiamo reso la vita dura a Sébastien Loeb,

il più grande di tutti, e non è poco