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LA VERSIONE

DI BERNIE

I team che non vogliono i doppi punti sono solo dei meccanici (idioti, per giunta), i giovani fan

non servono a nulla perché non hanno soldi, al diavolo i social network e crepino le squadre

che non sanno sostenere i costi. Il pubblico ideale della F.1? I settantenni pieni di denaro.

No, non è una barzelletta di cattivo gusto: questa è la F.1 che ha in mente Ecclestone.

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Stefano Semeraro

Bernie Ecclestone ha dato forma alla for-

mula 1 moderna, e a 82 anni suonati non

ha voglia di mollare il giocattolo. Come uno

scafatissimo bambino vuole continuare a

maneggiare team, piloti e circuiti come gli

pare, badando ai dané e sovrapponendo i

suoi comodi al futuro dello sport. La sinte-

si è un po' feroce, ma a suggerirla è stato lo

stesso Ecclestone – sì, lo stesso che ebbe

parole di apprezzamento per Adolf Hitler...

- con le sue dichiarazioni spericolate di

questi giorni. In cui ha bastonato tutti, dal-

l'Europa agli appassionati più giovani, dai

social network ai team.

Partiamo dai team. «Nessuno sentirà la

mancanza di Marussia e Caterham – ha

dichiarato al magazine Campaign Asia-

Pacific – perché non sono due team che lot-

tano per il titolo. La gente li conosce solo

per i problemi che stanno attraversando.

Guardate cosa è accaduto in Sud Africa a

quel povero (sic) Oscar Pistorius: ha fatto

più clamore quello che gli è successo delle

medaglie che aveva vinto. Se non fosse sala-

tata fuori questa faccenda la gente si sareb-

be dimenticata di lui. La gente vuole la Fer-

rari, della Marussia non gliene importa

nulla». Archiviato il paragone fra i due

team in sofferenza e un noto assassino, pas-

siamo oltre. «I social network? Non mi

interessa twittare, né Facebook e tutte

quelle cose senza senso. Ci ho provato, ma

non funziona, forse perché sono uno vec-

chia maniera. Non ci ho trovato nessun

valore. Epoi non capisco neppure cosa vuo-

le la cosiddetta nuova generazione. Se un

marchio vuole avere un esposizione davan-

ti a centinaia di milioni di spettatori, posso

farglielo avere facilmente con la televisio-

ne. Un 15enne non è minimamente attrat-

to da queste cose, può vedere il marchio

Rolex in tv ma non ha i soldi per comprar-

ne un orologio. Non è interessato alle ban-

che, anche perché non ha un fottuto dolla-

ro da metterci dentro. Chi è interessato alle

“nuove generazioni”? Cosa gli si può ven-

dere? Al massimo la Dysney può essere

interessata a loro. Io preferisco curarmi dei

70enni che sono pieni di contanti. Che sen-

so ha poi cercare di mettere gli appassiona-

ti in contatto con questi piloti, che non han-

no nemmeno voglia di incontrare le loro

fidanzate?». Capito l'antifona? Qualche

giorno prima Ecclestone aveva poi confer-

mato che continuerà a portare a spasso la

F.1 sui nuovi mercati emergenti, perché

l'economia dell'Europa è in crisi irreversi-

bile “come avevo previsto prima di tutti.

Prima di organizzarci un GP non sapevo

neppure dove fosse il Bahrain, e Singapore

un tempo era giusto un posto dove cambia-

re aereo. Ma oggi è cambiato tutto». E poco

importa se a pagare la salata tassa di iscri-

zione sono i governi, più o meno democra-

tici, ma a vedere le gare poi non va nessu-

no. Infine la stoccata per i team, a proposi-

to dei doppi punti che il Supremo avrebbe

voluto estendere ad altri GP, non solo all'ul-

timo della stagione. «Ma non lo proporrò

mai più – è sbottato stizzito - li lascerò con

quello che hanno, questi “bloody idiots”

(maledetti idioti, più o meno..). Una gara

con i doppi punti è una fesseria, ma le ulti-

me tre avrebbero significato che neppure

con 150 punti di vantaggio si sarebbe cono-

sciuto in anticipo il vincitore. Ma i team

sono gestiti solo da dei meccanici, non san-

no pensare al futuro». Già, il futuro che ha

in mente Ecclestone, evidentemente insen-

sibile al brusco calo di audience della F.1 e

alla prospettiva di trasformare quel che

resta di una gloriosa categoria sportiva in

un puro show per ricchi. Immaginate la

scena: un miliardario ultrasettantenne

sprofondato in un divano di una lounge

esclusivissima, in cima ad un grattacielo

vista mare, con un braccio attorno alla vita

di una bella figliola e l'altro che regge un

cocktail, mezzo addormentato davanti alla

tvmentre qualche piano più sotto unaman-

ciata di piloti figli di papà fa correre nel

deserto una dozzina di macchine tutte

uguali, e tappezzate di sponsor. A quel pun-

to davanti ai teleschermi saranno rimasti

probabilmente solo i pr di qualche marchio

di prestigio, e nessun appassionato. Ma ad

Ecclestone, ormai, non interesserà più.