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FORMULA 1
GP ABU DHABI
Si chiude così un rapporto, quello con la
Ferrari, che non ha prodotto i risultati spe-
rati. Approdato a Maranello nel 2010,
Alonso ha messo sul piatto tutte le sue qua-
lità di pilota velocissimo e con grande visio-
ne strategica in gara, un pilota che è un
mastino, un vero lottatore, abilissimo nei
sorpassi. Ma sono emersi anche gli aspetti
negativi di Alonso, soprattutto in qualifica
dove non è mai stato ficcante come si pen-
sava, non ha mai avuto nel piede il giro sec-
co fantastico alla Vettel, tanto per fare un
esempio. La Ferrari ha poi dovuto fare i
conti con il carattere difficile di Fernando e
con uno staff che spesso lo ha mal consi-
gliato. Tante le uscite infelici, a voce, di
Alonso. Quando perse il famoso mondiale
del 2010, ad Abu Dhabi, incapace di supe-
rare la Renault di Vitaly Petrov, affossò
alcune persone del team. Ma quel mondia-
le lo perse anche lui per alcuni errori com-
messi durante la stagione, tanti piccoli
punti buttati via che non lo hanno certo aiu-
tato in quella gara finale di Abu Dhabi e che
si sono rivelati fondamentali. Ma nessuno,
o pochi, ebbero il coraggio di mettere Alon-
so davanti ai suoi sbagli e si preferì sacrifi-
care qualche agnellino in camicia rossa. A
lungo andare, tutti in Ferrari hanno capito,
nonostante i baci, le lacrime, di domenica
scorsa, quanto poco fosse uomo squadra lo
spagnolo. Lontano anni luce da Michael
Schumacher, che trascorreva giorni e gior-
ni a Maranello, vicino agli uomini che lavo-
ravano sulla sua macchina. Alonso invece,
preferiva andare in bicicletta, nei Paesi cal-
di. O magari saltare il primo test dell’anno.
Schumacher, tanto per continuare a fare
paragoni, parlava al plurale: “abbiamo vin-
to”, “abbiamo perso”. Alonso no, se le cose
andavano male, perdeva la squadra, non
certo lui. E via alla lunga fila di critiche a
questo e quello. Ecco quindi che i vertici si
sono stancati. Se Luca di Montezemolo si
arrabbiava, poi lo perdonava, Sergio Mar-