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FORMULA 1
SEBASTIAN VETTEL
Stefano Semeraro
Alonso era arrivato in Ferrari per vincere. Vettel ci è arrivato
per vincere con la Ferrari. Se volete la differenza fra le due ere
del Cavallino che oggi si stanno avvicendando, in gran parte
sta qui. Lo spagnolo è stato ed è ancora un campione straor-
dinario, nei suoi cinque anni a Maranello, soprattutto nei pri-
mi tre, ha dato tutto per riuscire a caricarsi sulle spalle e tra-
scinare alla vittoria un team con molti difetti (a partire dalla
macchina). E' stato un uomo squadra: ma suo malgrado,
capendo che quello era il ruolo che doveva impersonare.
Avrebbe di gran lunga preferito trovarsi sottoo il sederer una
rossa vincente, e dominare in scioltezza. Era e rimane, come
tutti i piloti del resto, un individualista assoluto. Un centra-
vanti che data la struttura un po' traballante della squadra ha
dovuto rassegnarsi a giocare anche da terzino, da libero e da
mediano. Se è andato da Maranello deluso, perché la squa-
dra che che pensava gli avrebbe fornito l'apriscatole per la leg-
genda si è rivelata un coltellino spuntato. Sebastian Vettel è
un giovanissimo tetra-campione del mondo che si è già rita-
gliato un posto di lusso nella storia della F.1 in una scuderia,
la Red Bull, che non è mai stata quella dei suoi sogni. Come
ha raccontato per ultimo David Ricciardo Seb è sempre stato
un tifoso della Ferrari e di Michael Schumacher. Un entusia-
sta del marchio, non solo per quanto la F.1 ma anche per le
vetture di produzione. E un ex bambino che sognava un gior-
no di poter ripetere le imprese del suo modello.
Il suo arrivo a Maranello ha inaugurato un entusiasmo nuo-
vo, magari ancora non travolgente perché troppe sono le delu-
sioni piovute in questi anni addosso al popolo ferrarista, ma
comunque evidente, percepibile, partecipe e curioso. Ci sono
Sebastian Vettel
a colloquio con Pat Fry