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FORMULA 1
MAX VERSTAPPEN
Ad Abu Dhabi hai vissuto per la prima
volta due giornate intere alla guida di
una F.1, e hai avuto modo di testare
alcune novità per il 2015. Il primo gior-
no c'è stato qualche problema, ma nel
secondo hai guidato quattro ore filate.
Può descriverci le sue emozioni?
«E' stato fantasticosapere che si potevagià ini-
ziare a pensare alla prossima stagione. Ades-
so guido la mia macchina, non come mi era
capitato in precedenza durante le probe libe-
re, quando alla fine della sessione avevo dovu-
to restituirla ad un altro. Mi è piaciuto molto
sentire che potevo davvero mettere le mani
sulla macchina: anche dopo quattro ore han-
no faticato a farmi scendere per il pranzo! Gli
stint lunghi sono andati molto bene».
Può parlarci dei programmi svolti?
«Come dicevo sono stati stint lunghi, senza
preoccupazioni per il tempo sul giro.Nondevo
ancora dimostrare quanto sono veloce. Chi ha
a disposizione solo un giorno vuole far vedere
quanto vale, ma per me era diverso. E' stato
più importante concentrarsi sui test che servi-
vano al team, e di test ne abbiamo svolti vera-
mente tanti. Ad esempio le nuove gomme per
l'anno prossimo, su cui abbiamo girato per la
prima volta. Poi altre cose di base, come le
comunicazioni: devo essere sicuro di capire
cosa vogliono da me, e viceversa».
Hai un background molto legato alle
corse. Quanto è servito che tuo padre
Jos conoscesse bene l'ambiente?
«Ovviamente mi ha aiutato. Principalmente
perché mi ha consentito di arrivare fin qui.
Sapevo che avrei dovuto vincere molto nelle
categorie minori, quindi mio padre ha avuto
un ruolo molto importante. Conosceva anche
tutti i lati negativi di questo sport, emi ha pre-
parato anche a quelli».
Già da bambino era abituato a giocare
nel paddock di F.1. Che ricordi hai di
quel periodo?
«Sì, mi divertivo nel paddock, e anche se non
ho dei ricordi troppo precisi quando ci sono
tornato è stato molto emozionante. I motor-
home, la quantità di gente che lavora in que-
sto ambiente, il glamour... Ho subito capito
che era un altromondo. Ma appena ne fai par-
te, anche questo diventa un piccolo mondo».