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Stefano Semeraro
Il primo Gp di stagione ha confermato una cosa che già sapevamo di Vet-
tel. Una delle tante. E cioé che come molti campioni di razza sa annusare il
vento e cambiare cavallo quando è il momento giusto. Il fuoriclasse in que-
sta specialità fu Fangio, ma anche Seb, mollando una Red Bull irriconoscibile
e in odore di addio per passare alla Ferrari ha dimostrato di avere naso. Non
che manchino eccezioni alla regola, per carità: Fernando Alonso, e non da ieri,
si starà mangiando il televisore e il telefonino.
Ma torniamo a Vettel e al suo debutto con Eva, la sua prima Rossa. Anche se il so-
prannome non piace tanto a Maurizio Arrivabene («si può dare un soprannome a
tutto, ma Vettel deve ricordare che è alla Ferrari») in Australia ha portato bene al ne-
oacquisto del Cavallino. Gara grintosa, come dimostrato dalla staccata tirata a Raik-
konen alla prima curva, gestione perfetta, e subito un podio che regala buon umore a
tutto il team. Il “ferrarista in incognito” Vettel finalmente ha gettato la maschera («ho
sempre tifato per la Rossa, ora posso dirlo») dimostrando anche con i suoi progressi in ita-
liano - il “Ragazzi, Forza Ferrari!” gridato nella radio - di credere veramente alla possibilità
di un ciclo d'oro con la sua nuova Scuderia. Le buone notizie, e non sono poche, si fermano
però qui. Sì perché se diamo retta al cronometro capiamo facilmente che rispetto alla Fer-
rari targata Alonso, nei confronti delle Mercedes, è cambiato poco o niente. Fernando l'anno
scorso in Australia arrivò quarto a 35”2, stavolta Sebastian è salito di un posto ma senza gua-
dagnare nulla o quasi nel distacco (34”8). La vera differenza è che rispetto al 2014 sono eva-
porate le McLaren. E un po' tutta la F.1, considerati i distacchi abissali dietro Massa.