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GP AUSTRALIA
Red Bull
Massimo Costa
Perdere non piace. A nessuno. In F.1 poi, c’è l’abitu-
dine, per le grandi squadre che non riescono a vin-
cere, di alzare la voce, di voler cambiare
politicamente le cose per frenare chi finisce sempre
davanti. Lo ha fatto la Ferrari, lo hanno fatto McLa-
ren e Williams, ora è il turno della Red Bull. Le pa-
role di Christian Horner ed Helmut Marko nel post
GP di Australia stonano parecchio perché vengono
da un team che ha conquistato quattro mondiali con-
secutivi, almeno due di questi dominando nel vero
senso del termine. Eppure ora, intuito che anche il
2015 sarà un anno durissimo per loro, chiedono ai
governanti del vapore di intervenire in qualche ma-
niera contro la Mercedes. Come si fossero già arresi.
Il primo weekend iridato della Red Bull è stato tutto
da dimenticare. Daniel Ricciardo pareva la copia sbia-
dita e meno sorridente del ragazzo australiano che
ha stupito il mondo nel 2014, Daniil Kvyat si è infi-
lato in un tunnel senza fine non certo per sue colpe,
continuamente colpito da problemi tecnici che lo
hanno rallentato per la qualifica e addirittura fermato
ancora prima di allinearsi per la partenza del Gran
Premio. Una vera Caporetto quella della Red Bull
battuta non solo dalla Mercedes, ma anche da Fer-
rari, Williams e (addirittura) Sauber. Subito è stata
messa all’indice la Renault, la cui power unit non pare
essere troppo migliorata rispetto a quella dello
scorso anno, anzi, alla luce dei risultati è pure peg-
giorata. Ma è pure la RB11 a non convincere troppo
anche se il tracciato di Melbourne, fatto per lo più di
frenate e accelerazioni, non lo si può definire un vero
banco di prova per il telaio. Il primo reale esame sarà
a Sepang, seconda prova del calendario in pro-
gramma il weekend del 29 marzo. La Red Bull però,
non aveva troppo convinto nei test pre campionati
su autodromi certamente probanti come Jerez e
Montmelò. Ricciardo ha sempre recitato il ruolo di
prima guida a Melbourne, non è mai stato messo se-
riamente sotto pressione da Kvyat, che però, come
detto, ha la scusante di non aver mai potuto espri-
mersi a mente libera. L’impressione è che per Adrian
Newey non sarà facile trovare una soluzione valida
in tempi brevi, vedremo se in Malesia la classe di Ric-
ciardo vi metterà una pezza.