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GP AUSTRALIA

L’ibrido che non piace

Marco Cortesi

La nuova Formula 1 ha proprio fallito? A poco più di un anno

dall'arrivo dei V6, delle regole sul consumo e del minor rumore,

sembra che tutti abbiano ormai cambiato idea. E anche all'ini-

zio del "secondo passaggio", nessuno sembra essere genuina-

mente convinto. Sono tutti ormai decisi a tornare su strade più

sicure e tradizionali. Dateci i 1000 cavalli, dicono. Ma perché

non porsi la domanda sulle motivazioni? Perché, ad esempio,

si ritiene così inaccettabile un set di regole che prevede di te-

nere conto del consumo e perfettamente accettabile un altro

che, come è accaduto negli anni precedenti alla rivoluzione,

congelava i progressi tecnici per stagioni su stagioni portando

a dei domini impossibili da mettere in discussione, con uno

spettacolo azzerato? La prima risposta che si può trovare ri-

siede certamente nel modo con cui è stato implementato il si-

stema, ma anche nella percezione che il pubblico continua ad

avere nei confronti delle tecnologie verdi. Alla 24 Ore di Le

Mans, l'introduzione di sistemi ibridi, con regole basate sul

consumo come elemento principale, non ha trovato il

muro imposto in Formula 1. Certo, la scelta di

puntare sull'ibrido è stata fatta in modo

completamente diverso, ovvero dando

un limite molto generico e lasciando

ampia libertà su come raggiungerlo, an-

ziché fissare paletti su paletti, anche a li-

vello telaistico. Ma il risultato è stato ottenuto anche grazie ad

un pubblico diverso, molto competente anche se più di nicchia.

In altre parole, i fan dell'Endurance si sono mostrati ben dispo-

sti a comprendere a fondo le ragioni e le possibili implicazioni

anche positive.

Di converso, la Formula 1 deve mantenere vivo anche l'inte-

resse degli spettatori generalisti, la cui percezione si basa

anche sul "sentire globale" con annessi pregiudizi culturali. In

un certo senso, la scelta fatta lo scorso anno ha scontentato

un po' tutti. E' curioso che già negli anni '70 qualcuno per la F.1

pensava ad una formula simile a quella di Le Mans oggi, con un

totale di carburante allocato in precedenza e ampia libertà per

raggiungerlo. Ed è paradossale pensare che, forse, allora

avrebbe potuto funzionare persino di più che nell'era attuale.

Questo perché manca ancora, a causa di politiche di mercato

datate, ma tuttora radicate, alcun legame credibile tra le vet-

ture che adottano tecnologie fuel-saving, ibride o elettriche, e

il concetto di sportività. Questa è la brutale realtà dei fatti.

Guardiamo in faccia la realtà: ibride ed elettriche, per l'uomo

della strada, non sono cool, indipendentemente da quante cro-

mature e alette ci possono venire attaccate. E nessuna idea ge-

niale potrà modificare questa situazione finché i grandi

costruttori non si daranno una mossa. Come si può pensare di

introdurre a forza, per di più in Formula 1, il concetto di ibrido

quando non esiste alcuna ibrida stradale sportiva che attizzi la

fantasia delle persone? Ma non solo, quando non si è ancora

Non è un pae

All'inizio della sua seconda stagione, la nuova era della Formula 1

continua a non convincere. E' davvero questione di cavalli, rumore e consumi

o c'è un pregiudizio più radicato?