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Dopo l'assenza forzata di Melbourne Alonso in Malesia si è dovuto accontentare
di un mesto ritiro dopo un accenno di duello con le Red Bull. Alla vigilia
c'era stata la polemica con il team sui motivi dell'incidente di Barcellona, ma la
parola d'ordine di tutti, a partire da Ron Dennis, è: va tutto bene
Bugie,
falsi sorrisi e
videotape
Stefano Semeraro
Se non sembrasse una battuta, si potrebbe dire che la parola
di Fernando Alonso e della McLaren dopo Sepang è una sola:
fare finta che non sia successo nulla. Dimenticarsi del (recentis-
simo) passato. Una amnesia stavolta volontaria per cancellare
due ritiri che fanno capire come i problemi di affidabilità delle
vetture di Woking, motorizzate Honda, non siano affatto risolti.
Anzi, siano abbastanza gravi.
«Tutto il weekend è stato migliore di quanto mi aspettassi – ha
provato a buttare lì Alonso, che prima di ritirarsi per un guaio
alla power unit in gara era stato al massimo ottavo – e la cosa
positiva è che siamo stati in grado di batterci con altre vetture,
non è che io e Button ci siamo semplicemente sfidati l'un l'al-
tro. Il nostro ritmo gara era buono e prima della sosta ero riu-
scito anche prendere le due Red Bull, cosa che mi ha sorpreso».
Ma se l'avversario designato deve essere una Red Bull in crisi
nera che medita l'addio alle corse, allora vuol dire che in McLa-
ren le cose vanno decisamente male. «Alla fine il team mi ha
chiesto di tornare ai box per salvaguardare la macchina, e sicu-
ramente bisognerà investigare sulle cause. Purtroppo siamo
alle prese con problemi di affidabilità che di solito si risolvono
in inverno». Stesso discorso per Button, che ha dovuto fermarsi
per un problema al turbo.
Per Alonso si trattava anche del ritorno in pista dopo l'as-
senza forzata in Australia a causa dei – misteriosi – postumi
del misteriosissimo incidente durante nei test di Barcellona.
Con tutto quello che ne era seguito, compresa la polemica
neanche tanto scoperta con la McLaren sui reali motivi dell'in-
cidente. Alonso alla vigilia di Sepang aveva negato che il
vento potesse aver avuto un ruolo nella faccenda («neanche
se fosse soffiato ai 100 all'ora...») e aveva puntato il dito su
un problema allo sterzo. Comunque il clima fra l'ex ferrarista
e il team era apparso tesissimo, tanto che qualcuno aveva ad-
dirittura parlato di una frattura già profonda fra Fernando e
Dennis. Due che notoriamente non si sono mai amati. «Non
c'è nessun problema fra il team e Alonso», ha provato a tron-
care Dennis. «Lui ha fornito la sua ricostruzione, noi abbiamo
fornito i dati, la storia è finita lì. Va tutto bene». Credibilis-
simo come al solito, no? Fernando ha risposto con un muro
di gomma anche a chi gli sottoponeva la diversa situazione
fra lui e il suo successore a Maranello Vettel: «Non sono invi-
dioso, perché io punto a vincere il titolo, e quest'anno co-
munque il Mondiale lo vincerà la Mercedes». Nessun
rimpianto per l'addio alla Ferrari proprio nel momento della
rinascita, insomma: anche qui la diplomazia, chiamiamola
così, ha davvero le gambe corte. Ma prima o poi Alonso
dovrà riflettere sulle tante scelte “fuori tempo” di una car-
riera che avrebbe potuto essere molto più gloriosa di quello
che è stata fino ad oggi.