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GP CINA

Red Bull

Stefano Semeraro

Fuori dalla porta. Esclusi dal club nel quale fino a due anni fa si

sentivano padroni, e dove comunque anche nel 2014 si erano

tolti qualche soddisfazione. Chris Horner e Helmut Marko dopo

il GP di Cina se ne sono restati lì, spalle al muro, mentre i nuovi

titolari, Mercedes e Ferrari, rispondevano alle domande nella

conferenza stampa post gara. Quella riservata ai vincitori. Alla

Red Bull invece, la vittoria è un ricordo ormai lontano, l'ultima

arrivò a Spa, con Daniel Ricciardo, nell'agosto dello scorso

anno. L'australiano nel 2014 è salito tre volte sul gradino più

alto del podio, quest'anno si ritrova a lottare con Sauber, Lotus

e McLaren per strappare un misero punticino. Prima del Gran

Premio era stato costretto, come pure Daniil Kvyat, a un cam-

bio di motore, il secondo della stagione, ma almeno lui dopo

una partenza incerta e una faticaccia per risalire la griglia dalla

17esima posizione, la gara l'ha potuta finire. A Kvyat è andata

decisamente peggio, motore arrosto e addio sogni di gloria.

Il mea culpa Renault

“Troveremo l’affidabilità”

Un “weekend di m...a”, lo ha definito Horner, le cui responsabi-

lità – aggravate dal ritiro della Toro Rosso di Max Verstappen

nel finale - ricadono pesantemente sulle spalle della Renault. Che

peraltro non si è nascosta dietro un dito. «Sapevamo che la

spada di Damocle dell'affidabilità pendeva sopra le nostre

teste», ha ammesso il boss della Renault F.1, Cyril Abiteboul. «E

stavolta ci è calata addosso. Non è stata la nostra migliore gior-

nata. Conosciamo il problema, abbiamo un piano per risolverlo,

non so se già in Bahrain, ma sicuramente a Monaco non ci sa-