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MOTO GP

Gara a Rio Hondo

Luigi Ansaloni

Centodieci e lode per una storia che continua, infinita. Valentino

Rossi compie in Argentina un miracolo sportivo, nel segno di un

altro immortale, Diego Armando Maradona. Tra miti assoluti si ca-

piscono, si annusano, e a quel punto o si amano o si odiano. Il più

grande calciatore della storia (probabilmente) e uno dei più grandi

centauri di tutti i tempi (davanti a lui c’è solo Agostini, forse) uniti

da un filo che si chiama immortalità. Lo strapotere di Marquez

sembra iniziare a cedere. Il pilota spagnolo che lo scorso anno ha

dominato la stagione conquistando il suo secondo mondiale con-

secutivo in MotoGP, ha iniziato malissimo la stagione. Un errore e

un quinto posto in Qatar, una vittoria ad Austin e una caduta con-

tro il Dottore in Argentina, il risultato non è favorevole in ottica

campionato. Il decimo titolo iridato di Valentino, quello che fino a

due anni fa era una barzelletta e che fino allo scorso anno era solo

fantasia, improvvisamente in questo 2015 si trasforma in qualcosa

di possibile, incredibilmente possibile.

Rossi: “Marquez

rischia troppo”

In Argentina Rossi ha centrato la vittoria numero 110 in carriera:

Giacomo Agostini, leader di tutti i tempi, è a quota 123. Tredici vit-

torie a questo punto non sono utopia. «Questa secondo me è una

vittoria importante per il campionato - ha detto Rossi - perchè

Marc è caduto e ha perso tanti punti, ma anche perché l'unico che

lo è andato a prendere sono stato io: sicuramente ha capito che

quest'anno se vuole vincere non sarà così facile e dovrà fare i conti

con me anche. Marc è uno che dà il tutto per tutto, il cento per

cento o zero, tante volte sfiora, tocca gli altri piloti, ma questa

volta gli è andata male. Se mi avesse buttato giù sarebbe stato

un problema». La gara di Rossi non è stata così semplice, Valen-

tino partiva dalla terza fila dello schieramento e ha dovuto lavorare

parecchio per arrivare a Marquez. «È stato bello - ha detto il dot-

tore - vederlo lontano, poi giro dopo giro avvicinarlo e pensi: ma-

gari oggi lo prendo. Penso che questa sia stata la gara più bella,

perché averlo davanti e vedere che puoi andare a prenderlo aiuta

a rimanere concentrati e a mantenere l'adrenalina e non sentire la

fatica. Avevo fatto i miei calcoli…». Lo scorso anno a Misano, Mar-

quez commise un errore provando a stare dietro a Rossi, in Ar-

gentina la storia sembra si sia ripetuta. «Se un pilota va forte come

va Marquez - analizza Rossi - e vince anche 10 gare di fila, è nor-

male che non sbagli, perché guida con una certa sicurezza. De-

vono essere i suoi avversari a cercare di dargli fastidio. Questa

volta lui ha commesso un errore, ma il campionato è lunghissimo,

l'importante è che siamo vicini. Marquez ha fatto tutto bene fin

quasi alla fine, l'errore è stato quello di mettere la gomma hard e

non l'extra dura». Un errore che Rossi non ha commesso.

Maradona ringrazia

Rossi via Facebook

Fino alle qualifiche di sabato il Dottore non era molto contento del

set up della sua moto. «Sabato avevo comunque già fatto vedere

che dopo qualche giro andavo forte - ha detto - ma non ero a

posto. Nel warm-up abbiamo fatto una modifica e mi sono trovato

bene. Sapevo di dover partire bene, ma Iannonemi ha dato una ca-

renata alla prima curva e mi ha fatto perdere un po' di tempo. Lì

sinceramente ho creduto di non poter più acchiappare Marquez,

anche se sapevo di poter far almeno secondo: è andata meglio».

Il Dottore ha voluto festeggiare indossando sul podio la maglietta

numero 10 della nazionale argentina, dedicata aMaradona: «Diego

è stato un eroe sportivo per tutti quelli della mia generazione, ma

Rossi in scia a Marquerz

poi il patatrac dello spagnolo

nel tentativo

di resistere al sorpasso