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Carlo Baffi
Jarama 2 maggio 1976. James Hunt, al volante della McLaren
Ford-Cosworth, taglia vittorioso il traguardo del Gran Premio
di Spagna col pugno alzato. Si tratta della seconda vittoria per
il 29enne pilota britannico alla sua prima stagione con la scude-
ria inglese diretta dall’avvocato Teddy Mayer. Un personaggio
eccentrico Hunt, con l’aria da hippy, vuoi per i suoi lunghi ca-
pelli biondi incolti, che per la sua filosofia di vita godereccia,
dove le sigarette, l’alcol e le donne occupano un posto in prima
fila. Nonostante questo però, Hunt ha pure la fama del duro in
pista: deciso e combattivo, tanto da guadagnarsi l’appellativo
di “Hunt the shunt”, ovvero “Hunt, lo schianto”. E’ approdato
in McLaren per sostituire Emerson Fittipaldi, il due volte iridato
brasiliano che improvvisamente ha deciso di corre con una pro-
pria scuderia, la Copersucar. Ebbene, malgrado abbia avuto
poco tempo per prendere confidenza con la nuova monoposto,
tra gennaio e febbraio a Silverstone il tempo non è dei più cle-
menti, Hunt sigla subito la pole position nei primi due appun-
tamenti della stagione, in Brasile ed in Sud Africa, dove è
secondo alle spalle di Niki Lauda, il campione del mondo in ca-
rica, che al volante della Ferrari 312T sta dominando la scena.
A Jarama però, circuito alle porte di Madrid, che ha preso il
posto del pericoloso tracciato cittadino del Montjuich di Barcel-
lona, scende in pista la nuova vettura bianco rossa, il modello
M23, con cui il pilota di Sua Maestà stabilisce il miglior tempo
in qualifica. Un risultato che lo piazza davanti a Lauda, il quale
è anch’egli dotato di una nuova arma, la Ferrari 312T2.
Le McLaren M23
sono irregolari
L’austriaco non è però nelle condizioni fisiche ottimali. E’ re-
duce infatti da un brutto incidente con un trattore, occorsogli
pochi giorni prima nelòla sua villa di Salisburgo; un contrat-
tempo che gli ha provocato la frattura di due costole e non
poche critiche da parte di Enzo Ferrari. Al via, Lauda è il più
lesto di tutti e brucia Hunt alla prima curva, prendendo la testa
della gara. Al 32° giro però, l’inglese si rifà sotto e ripassa il
ferrarista, che qualche tornata dopo deve cedere il passo anche
a Jochen Mass, sull’altra McLaren; segno inequivocabile che la
M23 è competitiva, anche se Lauda, confesserà a fine gara, di
aver sofferto non poco per le fitte al torace. Al termine dei 75
passaggi, Hunt corona la sua cavalcata solitaria con la vittoria,
precedendo Lauda, tornato secondo dopo il ritiro di Jochen
Mass. Ma dopo la premiazione ed i complimenti ricevuti da Re
Juan Carlos, arriva il colpo di scena. La vettura del vincitore ri-
sulta irregolare alle verifiche e viene gioco forza squalificata.
La McLaren presenta una larghezza complessiva (misurata da
ruota a ruota posteriori) superiore di quasi 2 centimetri rispetto
a quella prevista dal nuovo regolamento, entrato in vigore pro-
prio in occasione della gara iberica. Una normativa introdotta
per aumentare i parametri di sicurezza e che prevede l’elimina-
zione del voluminoso airscope a periscopio, introducendo
un’altezza massima delle prese d’aria motore a 80 cm da terra.
Lo sbalzo posteriore viene ridotto a 80 cm, lo sbalzo anteriore
si riduce a 120 cm, la larghezza delle ruote viene limitata a
53cm, quella della monoposto a 215cm. Infine è previsto l’in-
serimento di un archetto di metallo all’interno del cruscotto,
per proteggere le mani dei piloti e l’introduzione di alcune li-
mitazioni nella sistemazione dei serbatoi dell’olio. Dunque pa-
recchie novità, che però scatenano fin da subito parecchie
discussioni, dal momento che emerge una certa carenza nei
controlli, forse perché i commissari non posseggono gli stru-
menti adeguati per attuare le verifiche del caso. I testimoni rac-
contano di situazioni paradossali.
Audetto minaccia
Mayer vince il ricorso
A poche ore dal via, i commissari rilevano che le McLaren mon-
tano tubi dell’olio sporgenti oltre le misure fissate dal regola-
mento e che i radiatori si trovano in una posizione irregolare.
Se su questo ultimo punto, qualunque decisione è rimandata a
giugno, sul primo la direzione gara ammette l’infrazione, ma
non se la sente di escludere dalla competizione le monoposto
inglesi, che non avrebbero nessun vantaggio dall’irregolarità.
Di fronte a questa decisione, la Ferrari reagisce e Daniele Au-
detto, direttore sportivo del Cavallino, si reca da Pierre Uge-
aux, presidente della CSI (la Commissione Sportiva
Internazionale della Federazione), minacciando di non schie-
rare le 312T2 di Lauda e Regazzoni. Ugeaux allora opta per un
compromesso che complica ulteriormente il tutto:” le McLa-
ren prenderanno il via, ma sono irregolari.” Una soluzione che
molto probabilmente porterà alle accurate verifiche post-gara
ed all’esclusione di Hunt. Sorte che tocca anche alla Ligier di
Jacques Laffite, che ammessa al via dopo esser stata ritenuta
“al limite”, s’è vista punire a causa dello sbalzo dell’alettone, di
83cm sulla parte sinistra e di 81,3cm su quella destra, quando
la normativa ha stabilito inderogabilmente la misura di 80cm.
La McLaren ovviamente non ci sta e per voce di Mayer annun-
cia ricorso, che ad agosto viene accolto e ribalta la situazione.
La Federazione trasforma la squalifica in multa e riporta Hunt
sul gradino più alto del podio.
Il pasticcio di
Brands Hatch
Un verdetto che fa infuriare la Ferrari, vittima di un’altra
beffa subita nel GP di Gran Bretagna. Occorre tornare al
18 luglio, quando la F.1 fa tappa a Brands Hatch. In pole
A due settimane dal GP di Spagna, prima tappa europea del mondiale 2015,
ripercorriamo quel che accadde nel lontano 1976 quando l’indimenticabile Hunt…