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La Sauber si è presa dei rischi con i piloti quest'anno: uno è un rookie, l'al-

tro ha appena un anno di esperienza in F.1 in un team di secondo piano.

Non avreste forse mai sospettato che si sarebbe rivelata una scelta così az-

zeccata.

«Credo che la vecchia regola per cui era meglio avere un mix di gioventù

ed esperienza non valga più, oramai. Abbiamo visto l'anno scorso come

hanno reagito ai nuovi regolamenti i piloti più esperti. Non so dire se le vet-

ture di oggi siano più facili o meno da guidare, di sicuro però richiedono

un adattamento, e alcuni piloti – e questo può anche essere frutto di una

minore esperienza – sanno farlo più velocemente di chi magari ha corso più

GP. Abbiamo scelto di cambiare ed è stata la scelta giusta».

Cosa può dirci dei suoi due giovanotti?

«Hanno personalità molto diverse. Sud America e Scandinavia sono mondi

molto distanti. Ma entrambi hanno molto talento e sono motivatissimi.

Mentalmente hanno approcci differenti, ma il livello e la quantità di feed

back che sanno fornire è identico. Quello che mi piace è l'attitudine di en-

trambi. Hanno così tanta voglia di fare e di arrivare in alto».

Felipe Nasr è al momento ottavo in campionato, il migliore dei rookie. Se

lo aspettava?

«I rookies sono sempre pieni di sorprese. Ma stavamo osservando Felipe

da tempo, sapevamo che aveva avuto alti e bassi nella sua carriera. L'im-

pressione era che il potenziale ci fosse e che si trattasse solo di tirarlo fuori.

Lo abbiamo già fatto con altri piloti, credo che ci riusciremo anche con lui,

e la stessa cosa vale per Marcus. Guardate solo quanta fiducia ha adesso:

questo parla chiaro sulla qualità dell'ambiente che sappiamo offrire ai pi-

loti».

Quali sono le qualità di ciascuno?

«Sono due agonisti veri. Uno è più tranquillo, l'altro più estroverso, ma in

entrambi percepisci lo spirito delle corse. Vogliono battersi per se stessi

e per il team. E sono entrambi capaci di fare squadra. Non credo che nes-

suno dei due sia contento di stare dietro, ed è questo quello che conta, poi

non so dire dove potranno arrivare».

Si parla molto di regole per il 2017. Qual è la posizione della Sauber in ri-

guardo?

«Tutti siamo d'accordo che la F.1 debba rappresentare lo stato dell'arte

della tecnologia. Dobbiamo anche accettare che il costo maggiore sia rap-

presentato dalla power unit, ma non vogliamo che i costi siano così elevati.

E' tutto derivato dal fatto che c'è un grosso divario fra i vari propulsori, e

che uno è nettamente migliore degli altri. La questione è che ci deve es-

sere parità fra i motori. E i fans devono avere voce in capitolo. Non importa

quello se uno pensa che il rumore del motore sia fondamentale o no; ve-

diamo tutti i temi che interessano i fan, le soluzioni che propongono, e ca-

piamo se sono fattibili».

Quando sei molto in basso in classifica non è facile attrarre gli sponsor. La

risurrezione del tema vi ha aiutato sotto questo aspetto?

«Ora è decisamente più facile trattare con gli sponsor, ma resta comunque

un lavoro difficile. E più facile parlare con tutti, ottenre più attenzione, ma

la situazione economica è ancora problematica. Anche se i buoni risultati

rendono la vita più comoda».

Sarà difficile per voi mantenere la quinta posizione? Come vede la Sauber

per il resto della stagione?

«L'unica cosa che mi sento di dire è che non vogliamo stare in basso. Poi

aspettiamo e vedremo. Non voglio farmi trascinare nelle previsioni».

Intervista tratta

da Formula1.com