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Marchionne
«Mercedes,
servono
nuove regole»
Stefano Semeraro
C'è il campionato che si corre in pista e quello, spesso invi-
sibile, che ci si gioca alla scrivania, al telefono, in meeting na-
scosti e attraverso e-mail segrete, che solo raramente
emerge. I protagonisti sono i team manager, i presidenti, i
dirigenti. Anche lì ci sono sorpassi e strategie, ma non li ve-
diamo mai, e solo a posteriori intuiamo che ci sono stati.
Nel cockpit di questo campionato ombra ovviamente per la
Ferrari ci sono Maurizio Arrivabene e Sergio Marchionne, il
Presidente della Fiat che dopo la gara canadese ha voluto
spingere sull'acceleratore dopo un periodo di relativo silen-
zio. Arrivabene sta gestendo con intelligenza anche la co-
municazione del team, ma è ovvio che sia il Presidente a
dettare la linea. Che stavolta è impostata su un attacco di-
retto e astuto alla Mercedes. Siamo ancora alle… qualifi-
che, visto che la gara si correrà verosimilmente fra il 2016 e
il 2018, Marchionne però non si accontenta di inseguire.
Il presidente avvisa
Wolff e compagnia
«In F.1 c'è una tale complessità nei regolamenti – ha detto
parlando alla stampa nel paddock di Montreal – che si ri-
schia di uccidere la creatività. Per noi lo show, il pubblico, gli
sponsor, sono importanti. Capisco che la colpa sia di un
meccanismo di difesa creato da chi occupa le posizioni di
testa, e la colpa è anche della Ferrari, che in passato voleva
difendere il predominio. Oggi tocca alla Mercedes, e se
fossi nei loro panni anch'io lo farei. Ma è giusto per lo sport?
Prima o poi tutti gli strapoteri finiscono, la Mercedes si do-
vrebbe ricordare di cosa è accaduto alla Ferrari».
Vogliamo regole chiare
Monza deve esserci
Discorso dialetticamente apprezzabile, ma che dà l'im-
pressione di voler nascondere la realtà dei fatti, e la per-
durante – anche se decisamente ridotta – inferiorità della
Rossa. Marchionne si è dichiarato contento («anche se nes-
suno è soddisfatto») delle prestazioni del team, perché la
Ferrari «è tornata protagonista», e «stiamo vivendo una
stagione eccezionale dopo aver fatto un lavoro immenso».
Fatto sta che, al netto della rabbia per il podio sciupato da
Kimi Raikkonen, il divario con le Stelle d'argento è ancora
netto. E rischia di restarlo, se non ci saranno rivoluzioni
tecniche, anche oltre la fine di questa stagione. Oltre a
blandire la concorrenza alludendo ad un interesse comune
– il messaggio per Stoccarda è che una F.1 poco spettaco-
lare non interessa nessuno e fa vendere poche macchine
– Marchionne ha promesso nuovi passi avanti («qui ab-
biamo portato l'evoluzione del motore, a Monza ci sarà un
altro momento chiave per lo sviluppo»), difeso l'idea di in-
serire i rifornimenti in gara («sono favorevole») e lanciato
un attacco soft anche ad Ecclestone. «Bernie ha gli stessi
nostri obiettivi, anche se forse metodi diversi. Lui ha una
visione un po' dittatoriale, sia della F.1 sia della vita, qui
però non si tratta di più o meno democrazie, ma di avere
regole chiare ed economicamente vantaggiose per i team.
Raikkonen? La sua conferma la deciderà il team. Monza?
Anche di questo ho parlato con Ecclestone, un futuro
senza il GP a Monza è impensabile, speriamo di evitare la
catastrofe». Ma davvero il Supremo e i signori di Stoccarda
saranno disposti a fare un favore a Maranello per il bene
dello sport?
Il Presidente della Fiat a Montreal ha pranzato con i piloti e i vertici della
Rossa, dicendosi felice dei passi in avanti, e parlato con Ecclestone. Il suo
obiettivo ora è convincere la concorrenza a rinunciare a un po' di vantaggio
per tornare ad avere una F.1 più “appetibile”. Mica facile...