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Stefano Semeraro

«Dio non gioca a dadi», sosteneva Albert Einstein, ma il dio mi-

nore della F.1 forse la pensa diversamente. Una filettatura spa-

nata, un frenetico lavorio al pit stop, Vettel che si guarda

intorno, non capisce, poi capisce anche troppo bene e con nove

secondi di ritardo riaccelera per tentare di salvare il salvabile di

una gara in cui aveva sperato di fare almeno il solletico alle Mer-

cedes. E alla fine della quale si è dovuto limitare a mangiare la

polvere di Massa, l'ex ferrarista che oggi se la gode alla Wil-

liams. Errare è umanissimo, per carità, il guaio è che già in Au-

stralia un dado, e per giunta della stessa gomma, la posteriore

destra, aveva costretto Raikkonen al ritiro.

«Un dado spanato ci è costato un podio: vuol dire che quando

sarà tratto, lo getteremo dalla finestra», commenta Maurizio

Arrivabene, maestro nel trasformare l'amarezza in una battuta,

ma aggiunge: «Dobbiamo essere sicuri che la cosa non si ripeta

più. Va cercata la soluzione, perché potevamo duellare con Ha-

milton, non si possono buttare i risultati così. Ma la pressione

non deve diventare confusione».

Un'altro che dopo averci messo la faccia – e il talento, e la

grinta, e la freddezza – in gara, ci ha messo il sorriso alla fine, è

stato Vettel. Chirurgico in qualifica, nonostante e forse proprio

per merito di quel brivido in Q2, con il tempo staccato all'ul-

timo. Arrembante in gara, ma incapace, non per colpa sua ma

di una Ferrari non sufficientemente performante, di riacchiap-

pare la Williams di Massa. «Mi sarebbe piaciuto tornare a casa

con un trofeo su questa pista – dice Seb mimando la coppa che

manca alle sue mani vuote – ma sono cose che capitano. I no-

stri meccanici sono i migliori, sono sicuro che anche loro non

dormiranno bene dopo quello che è successo (peraltro non

colpa dei meccanici, anzi, loro sono stati solo bravi a rimediare

al problema, ndr). A volte capita a me sprecare un pit-stop per-

fetto, e nessuno mi dice nulla. Stavolta è il mio turno».

Dadi e brodetti di consolazione a parte, resta il problema di

una Rossa che non è quella che molti speravano dopo le

prime uscite. Anche se a parere di Seb, ottimista ed entusia-

sta, qualcosa di meglio si è visto. «Per passare Massa le ho

provate tutte, ho cercato di farlo sbagliare ma non è servito.

Peccato, perché stavolta avevamo un buon passo. Eravamo

più vicini alle Mercedes, e questo mi rende ottimista per le

prossime gare. Certo dopo la partenza loro sono stati im-

pressionanti, erano più veloci di tre decimi al giro, e alla fine

del primo stint erano ancora più rapidi di uno due a volte tre

decimi, più o meno lo stesso distacco che avevo dalle Wil-

liams, così mi sono trovato un po' isolato al terzo posto.

Siamo sulla buona strada, ma per mettere pressione alle Mer-

cedes dobbiamo fare di meglio».