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WTCC
Gare al Slovakia Ring
Dario Sala
Dopo i recenti cambiamenti a livello di piloti introdotti nel WTCC,
allo Slovakia Ring si è vissuto un fine settimana tutto sommato tran-
quillo. Alle porte di Bratislava ha fatto il suo debutto nella serie Né-
stor Girolami campione in carica del Turismo argentino. Il suo non
è stato un debutto con il botto. In molti, quasi estasiati, hanno sot-
tolineato come il giovane argentino non abbia fatto fatica a capire
la macchina e ad adattarsi, spendendo parole che ai più sono sem-
brate esagerate. Girolami ha fatto un debutto senza infamia né
lode anche se in prova non è andato più in là del penultimo posto.
In gara, complici molti ritiri, è arrivato decimo e undicesimo. Niente
di speciale e sicuramente meno bene di altri debutti. E’ però nor-
male ottenere questi risultati quando si entra in un mondo comple-
tamente nuovo e con una vettura, quella della Nika, che lascia
molto a desiderare. Non tutti possono essere dei JoséMaria Lopez
o dei Ma Quing Hua, che vinse al debutto con una Citroen.
La Lada promuove
Catsburg e Van Lagen
Il rinnovamento forzato non piace e non sempre porta i frutti spe-
rati, ma se non altro qualcosa si sta vedendo. Alla Lada per esem-
pio, accanto a Rob Huff dal quale ci si aspettano risultati pesanti,
va lodato Nicky Catsburg che alla sua seconda gara ha portato la
Vesta nel Q3, strappando un bel quinto posto. Problemi tecnici lo
hanno privato dei punti, ma senza dubbio l’olandese ha portato la
Vesta dove Mikhail Kozlovskiy non avrebbe mai potuto. Bene
anche Jaap Van Lagen che, una volta capito che non avrebbe mai
potuto resistere alle Citroen, ha badato a portare a casa punti pre-
ziosi. Certo che un po’ di grinta in più non avrebbe guastato. E’
vero che le Vesta erano le vetture più leggere del lotto, ma sa-
rebbe ingiusto riconoscere i meriti dei piloti. Insomma, i modi for-
zati del cambiamento non sono piaciuti, ma va detto che almeno
nella squadra russa qualche risultato lo hanno portato.
Muller si impone
e cambia stile
A farla da padrone però, al momento sono ancora i “vecchi”. Yvan
Muller ha portato a termine uno dei migliori fine settimana del suo
mondiale. Pole, vittoria, un terzo posto e il distacco da Lopez ri-
dotto a trenta punti. Muller dal canto suo ha mostrato una velocità
che deve aver sorpreso anche lo stesso argentino. E’ dal Nurbur-
gring che ha cambiato ritmo e chi l’aveva dato già per morto forse
non gode molto dei successi dell’alsaziano. Il merito è da ascriversi
ad una forzatura che il francese ha fatto su stesso, arrivando a cam-
biare stile di guida per provare a raggiungere “Pecho”. Non è fa-
cile reinventarsi a 46 anni e dopo aver vinto titoli a profusione.
Significa umiltà, significa passione, significa essere un campione
vero. E questo sarebbe da spiegare a qualche giovane che per il
solo fatto di esserlo crede di avere diritto di sedile.
Tarquini si impegna
ma niente podio
Un discorso questo che vale anche per Gabriele Tarquini che in
Slovacchia ha portato a casa ottimi risultati grazie alla sua grinta
immensa. Con sessanta chili di zavorra, la Honda in prova si è persa
e il solo Tarquini è stato capace di artigliare una posizione digni-
tosa. In gara ci ha messo del suo e alla fine sono arrivati un sesto
ed un quarto posto. Certo non stiamo parlando di prestazioni da
sogno, ma per come si erano messe le cose alla vigilia, è davvero
molto. Peccato che per quanti sforzi si facciano, la Honda non rie-
sce a trovare il bandolo della matassa e mettere il sale sulla coda
alle Citroen.
Loeb torna al successo
Lopez si accontenta
Chi è risorto in Slovacchia è stato Sébastien Loeb che ha replicato
il successo ottenuto lo scorso anno. Su questa pista evidentemente
si esalta. Il suo successo è stato costruito prima con una partenza
monstre, poi con pazienza ed infine con bel sorpasso su Tarquini.
La Citroen è sicuramente di un altro pianeta, ma a guidarla erano
in quattro e per questa volta il migliore è stato lui senza discus-
sioni. A Loeb si è inchinato anche Lopez che da due gare a questa
parte non riesce ad essere efficace come sempre. La cosa fa noti-
zia, ma nell’arco di un mondiale un periodo di flessione ci sta. Serve
per ricaricarsi e per rilanciarsi con maggiore grinta per le gare fu-
ture. Del resto l’argentino non poteva certo proseguire con quel
passo mostruoso per tutto il campionato. Ha trenta punti di van-
taggio. Sono tanti, ma possono anche essere pochi. La prossima
settimana in Francia vedremo il loro valore.