Background Image
Previous Page  58 / 82 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 58 / 82 Next Page
Page Background

58

TCR SERIES

Stefano Comini

Dario Sala

Photo 4

Qualcuno gli ha dato l’appellativo di novello James Hunt, altri

lo hanno paragonato a Charles Barkley. Come la stella NBA dei

76ers e Suns, o il campione degli anni ’70, Stefano Comini non

ama i giri di parole. Arriva al punto direttamente senza filtri.

Questo, unito ad uno stile particolare di vivere il paddock, ha

fatto sì che gli venissero attribuiti questi appellativi. In fondo gli

è andata bene, perché sono personaggi che hanno scritto la

storia del loro sport e sono rimasti impressi nella memoria di

tutti come un dolce ricordo. Come i due di cui sopra, Comini af-

fronta le gare con una grinta pazzesca. Ha una guida spettaco-

lare, non molla mai un avversario e non sembra davvero avere

paura di nulla. Ai suoi avversari fa venire i capelli bianchi per-

ché quando pensano di averlo passato, lui sbuca da qualche

altra parte. Con queste doti ha stravinto l’Eurocup Mégane

Trophy e si è imposto in altre categorie a ruote coperte. Oggi

è uno dei protagonisti della neonata TCR Series che affronta

con una Seat Léon della Target Competition. Fino ad ora ha

vinto quattro gare ed è al secondo posto della graduatoria

staccato di sole due lunghezze.

Ti riconosci nei paragoni che hanno fatto di te?

“Il paragone con James Hunt mi piace… io però non mi drogo.

Mai provato neppure una canna in vita mia. Ogni tanto non ri-

nuncio a bere qualcosa e durante i fine settimana di gara e

fumo le mie 200 sigarette. Tutto qui. In realtà devo dire che il

mio stile nei weekend di gara è molto differente dalla mia vita

reale. Sono uno molto tranquillo. Lavoro, sono una sorta di

uomo tutto fare. Preferisco stare e casa. Esco ogni tanto. Mi

godo la mia vita sui monti sopra Lugano perché di base sono un

montanaro. Mi piace starmene fra le vacche e i cavalli che pa-

scolano”.

Quasi un professionista…

“Ni. In realtà non vivo grazie all’automobilismo. E alla mia età

per campare devo inventarmi mille cose. Dal coach driver, al-

l’istruttore di guida e poi dal 2010 possiedo dei simulatori di

guida che affitto ai miei clienti. Tante cose che mi permettono di

andare avanti. Eseguo anche molti lavori da carpentiere. Adesso

sto finendo di ristrutturare una casa in cui vivo con la mia com-

pagna. Mi sto dando da fare con tre operai”.

Però il Comini pilota è uno che ad un certo punto sembrava av-

viato ad una folgorante carriera nelle ruote coperte. Almeno così

si pensava dopo il trionfo nella Mégane.

“Quello è stato lo spartiacque. Dopo quella vittoria sono andato

in Giappone a fare il test con la Nissan GTR. Mi ero preparato be-

nissimo. Sia dal punto di vista fisico sia con l’inglese. Ho studiato

anche la cultura giapponese proprio per avvicinarmi quanto più

possibile alla loro mentalità. Andò molto bene visto che con il

bagnato fui otto decimi più veloce di Michael Krumm, il pilota

che aveva sviluppato la macchina. Non mi spiego ancora le ra-

gioni perché non vi fu uno sbocco, anche se alcune cose di quel

test vennero omesse. A quel punto ci rimasi molto male e decisi

che avrei corso a modo mio ovvero divertendomi, ma soprat-

tutto facendo divertire. E’ un principio. Voglio che la gente si ri-