Background Image
Previous Page  38 / 64 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 38 / 64 Next Page
Page Background

38

IL GIALLO

ciale autoveicolo realizzato con un F20 Alfa Romeo dotato di

tutti quegli apparecchi presenti nei più attrezzati ospedali. Le

condizioni di Rindt sono però disperate: oltre alle numerose

fratture in tutto il corpo, preoccupa una lacerazione di un

grosso vaso della trachea che ha provocato un versamento di

sangue nei polmoni. Dopo un costante e vigoroso massaggio

cardiaco e la trasfusione di plasma, il pilota viene intubato e a

poco a poco si nota una ripresa dell’attività pupillare; segno

che i centri nervosi sono ancora integri. I medici tentano allora

tentano il tutto per tutto decidendo di trasferire Rindt, al-

l’Ospedale di Niguarda, a Milano.

Le accuse

degli inglesi

Durante il trasporto, a bordo del Centro Mobile di Rianimazione,

il pilota è sottoposto nuovamente a tera-

pia rianimativa, ma nonostante ciò, cessa

di vivere. Dietro il mezzo sanitario, su un

furgone della polizia vi sono la moglie Nina

e Colin Chapman, proprietario della Lotus,

che apprendono la tragica notizia. Un

dramma che scatena subito alcune polemi-

che riguardo ai soccorsi. Secondo i team in-

glesi, in primo luogo il titolare della BRM, si

sarebbe potuto fare di più ed inoltre ci si

chiede perché non ci fosse un elicottero. I

vertici dell’Automobile Club di Milano, re-

plicheranno alle accuse con un preciso co-

municato stampa, già la sera stessa. E

riguardo all’elicottero, arriverà un chiari-

mento del dottor Rovelli: «In un caso del

genere lo specialista applica le elementari

regole della rianimazione. Prima esegue il

massaggio cardiaco e poi, quando il cuore

riprende a battere, il paziente viene messo

sotto controllo. Per mantenere ciò occorre

il Centro Mobile di rianimazione, che viag-

gia ad una velocità bassissima. La rapidità

dell’elicottero invece, risulterebbe fatale».

Una Lotus

‘estrema’

Ma il vero nocciolo della questione ri-

guarda le cause dell’incidente e sul banco

degli imputati finisce la scuderia di Chap-

man. Da un lato la Lotus 72, progettata da

Maurice Philippe, che ha sostituito la 49C

dal Gran Premio d’Olanda, è sicuramente

una monoposto rivoluzionaria e molto

competitiva. Presenta la linea a “cuneo”,

i radiatori dell’acqua ai lati dell’abitacolo,

le sospensioni si basano su un sistema ela-

stico a barre di torsione. Senza contare

che questa vettura risulta la meno pesante

leggera grazie all’uso di leghe superleg-

gere per la carrozzeria e di titanio per il

motore. Soluzioni innovative, ma estreme,

tipiche di un personaggio geniale e vulca-

nico come Chapman, ricordiamo le monoposto affidate a Jim

Clark. E la memoria corre al G.P. di Spagna dell’anno prima,

quando le Lotus di Graham Hill e Rindt finirono fuori e l’au-

striaco (che si ruppe il setto nasale), non risparmiò critiche al

suo patron.

La buca

fatale

A Monza, alla Parabolica, durante il venerdì di prove, Emerson

Fittipaldi sulla Lotus è protagonista di una brutta uscita di pista,

pare per un guasto ai freni. Sull’incidente di Rindt, la Procura

della Repubblica aprirà un’inchiesta da cui emergerà che lo

schianto è da addebitarsi alla rottura dell’albero che collega la

ruota al freno a disco interno. A ciò si aggiungerà un altro ele-

mento sfortunato, documentato dal settimanale “Autosprint”.

Nel momento in cui la Lotus col-

pisce il guard-rail, la ruota ante-

riore destra trova una buca,

situata vicino al palo che sorregge

la rete di protezione. La vettura ri-

mane incastrata facendo perno,

aprendosi in due e senza la possi-

bilità di smorzare l’impatto, stri-

sciando contro le lame delle

barriere. Sul perché vi fosse

quella buca, resta un mistero. Che

sia stata scavata da qualche tifoso

che precedentemente cercava di

entrare in pista di entrare in pista?

Sta di fatto che non doveva es-

serci.

Il campione

fantasma

Altro fattore determinante è da

imputare alla rottura degli anco-

raggi delle cinture di sicurezza alla

scocca, con le fatali conseguenze

dell’enorme decelerazione all’im-

patto sul corpo del pilota. In-

somma, un destino crudele che

priverà il Circus di un campione di

grandissimo talento, che non a

caso era gestito da un uomo che

negli anni a venire dimostrerà di

aver fiuto sia per cavalli di razza

che negli affari: Bernie Eccle-

stone. Dopo il Gran Premo d’Ita-

lia, che sarà vinto da Clay

Regazzoni sulla Ferrari, il belga

Jacky Ickx, diretto rivale di Rindt

in classifica, nonché pilota della

rossa, non riuscirà a superare i 45

punti di vantaggio accumulati dal-

l’austriaco. A Jochen Rindt, sarà

riconosciuto il titolo mondiale po-

stumo, primo ed unico caso in

F.1.

Ecclestone

con il casco

di Rindt

da Autosprint