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Massimo Costa
Diciamo la verità: faceva tanta tristezza
vederlo con quella maglietta bianca e
nera e su quella monoposto che andava
poco più forte di una Manor. Monza,
quella che era la sua casa, ha eviden-
ziato in maniera tragica quella che è la
povera stagione 2015 di Fernando
Alonso. Semplicemente inesistente in
pista. Il pubblico lo ha accolto con
grande calore, non essendo divenuto
un rivale della Ferrari (sennò, statene
certi, le parole sarebbero state diverse),
e lui ha ricambiato con grande cuore.
Ma tutto ciò ha un forte sapore amaro.
Un campione nel pieno della sua car-
riera che si è buttato via così non lo si
vedeva da secoli, probabilmente da
quando Emerson Fittipaldi a fine 1975
lasciò una McLaren (guarda la coinci-
denza) che lottava costantemente per il
mondiale (lui lo aveva vinto nel 1974),
per la Copersucar. Nel 1976 James
Hunt prese il suo posto e fu subito iri-
dato… A Monza, Alonso non lo si è pra-
ticamente visto se non mentre era
intento a venire superato da tutti. Lui
tentava una reazione di orgoglio, ma fi-
niva dopo pochi metri. Certo, i soldi che
prende sono tanti, come ha voluto sot-
tolineare negli ultimi giorni Flavio Bria-
tore, grande manovratore della carriera
di Alonso, con sberleffo abbastanza
cialtronesco a chi lo critica. Ma tant’è,
la sostanza non cambia. Avrà anche le
tasche piene di bigliettoni Alonso, ma
dire che si era stufato di lottare per un
secondo posto con la Ferrari rimarrà
certamente nella storia delle frase più
infelici mai dette da un pilota. Conside-
rando poi dove si trova ora…