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Arrivabene

gongola

«Puntiamo a

cinque vittorie»

Un entusiasmo così grande, quello di Singapore, che la Ferrari ha finito per doversi scusare del pa-

rapiglia causato all'arrivo e nel dopo gara, quando i ragazzi del team hanno travolto tutto e tutto per

festeggiare le due rosse arrivate sul podio, come non accadeva da Barcellona nel 2013. «Era troppo

tempo che non accadeva – ammette il Presidente della Ferrari Marchionne – i complimenti vanno a

tutti, Vettel che ha guidato da campione qual è, e ognuno nella squadra ha lavorato alla perfezione.

La dedica va ai tifosi, «che non ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno», la promessa è che «non

si tratta di un episodio isolato, ma di un passo per tornare in maniera stabile ai vertici». Arrivabene

come al solito invita a stare con i piedi per terra, ma piazza anche le sue tradizionali battute sdram-

matizzanti. «La vittoria dipende anche dalla natura del circuito. Qui è come a Monza. Lì è stato Kimi

ad andare fortissimo, qui è toccato a Sebastian. Lui ama questo tracciato, e non voglio fare paragoni

fra i due, sono saliti entrambi sul podio e questo mi basta. Le urla di Kimi nella radio? Ma lui si la-

menta sempre! Seb è più calmo. La promessa di andare a piedi a Sestola? Avevo detto che l'avrei

fatto se avessimo vinto quattro gare. Per questo adesso punto a vincerne cinque...».

Vettel Massive Attack

un campione raffinato

A Singapore è arrivato il suo terzo trionfo stagio-

nale e le conseguenze immediate sono due: in

Ferrari qualcuno inizia a pensare seriamente ad

una leggendaria remontada sulle Frecce d'Ar-

gento (Hamilton è a 49 punti) e a Maurizio Arri-

vabene, come da promessa pre-mondiale,

toccheranno 70 km da fare a piedi fino a Sestola.

«Se avremo più weekend come questo possiamo

raggiungere la Mercedes - spiega Vettel – e ma-

gari ci riuscirà di trasformare l'impossibile in pos-

sibile. Sicuramente ci proveremo. La Mercedes è

il team da battere e l'unico modo per farcela e

fare il massimo e badare a noi stessi». E ag-

giunge: «Massive attack», attacco totale. Tocca a

chi è davanti difendersi. Il mento lungo e gli oc-

chiali neri di Fernando Alonso sono un ricordo,

adesso è il sorriso biondo che detta la linea. Me-

rito suo e di un team che le azzeccate tutte, di

un telaio che riesce finalmente a sfruttare al mas-

simo le gomme anche grazie all'arte di Sebastian,

che sa dosare consumi e assalti con un bilancino

raffinatissimo. «La gara è stata intensa e lunga»,

racconta, dopo aver gridato il suo slogan- tor-

mentone nella radio («Mi sentite? Grazie ragazzi,

forza Ferrari!»). «Ricciardo mi ha messo pres-

sione; eravamo noi due i più veloci, ma sono

stato in grado di controllare il ritmo e gestire gli

pneumatici, che hanno reso al meglio per tutto il

weekend e mi hanno consentito di mantenere il

distacco fino alla fine. Oggi siamo in Paradiso,

ma so bene che la strada è ancora molto lunga».

Seb prende Senna

ed ora insegue Prost

Quella di domenica è stata anche la 42esima vit-

toria in carriera di Vettel, che ha così superato

(statisticamente, e tenendo conto che oggi si

corrono più GP...) il suo idolo d'infanzia Ayrton

Senna e ora è terzo dietro a Michael Schumacher

(91) e Alain Prost (51). «Onestamente Prost

adesso ce l'ho nel mirino – aggiunge Seb -. Ho

28 anni, e ormai non sono il più giovane, visto

che i ragazzini oggi iniziano a correre in F.1 a 17

anni. Ma mi considero fortunato, perché nella

mia carriera ho sempre corso in macchine più o

meno competitive, e con team competitivi. I re-

cord di Schumi, per GP vinti, pole e giri veloci

conquistate, invece sono pazzeschi. E' lontanis-

simo. Mettiamola così: ci sono 23 curve a Singa-

pore, io adesso sono alla n.1 e Michael alla n.23.

No, non sto pensando di raggiungerlo...». Non

ancora.