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Stefano Semeraro
Della Mercedes “non gliene frega gnente”, come direbbe il Nuvolari di Lucio Dalla.
Oppure, in maniera appena più educata (“francamente, me ne infischio”), il Rhett Bu-
tler della scena finale di Via col Vento. Quello che conta è che a Singapore ad andar-
sene via in una folata rossa è stata la Ferrari e che lui, il “grande Seb”, o “il Dito”, come
lo chiamano i ragazzi del box vista la sua maniera di esporre l'indice dopo le vittorie,
sia diventato definitivamente l'idolo delle folle. L'uomo della provvidenza, il campione
della riscossa. Il Dito che promette di diventare Mito, con i tanti inevitabili paragoni
con Schumi che saltano alla mente a ogni passo, ma anche con molto di suo. La classe
purissima, il carattere grintosissimo, ma sorridente, da ex ragazzino tifoso della Rossa
che calandosi nel cockpit ha trasformato il sogno in realtà. E che ora vuole trasformare
la realtà in un sogno che fino al suo arrivo, fino alla rivoluzione innescata da Sergio Mar-
chionne, sembrava proibito. «E' sorprendente vedere come la Mercedes abbia perso
ritmo in questo weekend – dice Seb -. Nessuno di noi alla Ferrari sa bene perché, e
onestamente non ci badiamo troppo. Sono molto contento per il team. Perché da
quando sono arrivato a Maranello tutti hanno lavorato tantissimo».