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FORMULA 1

Toro Rosso

Verstappen

dice

NO!

L’olandese della Toro Rosso nei giri finali si è rifiutato di far passare

Sainz alle sue spalle e che, da serio professionista quale è, aveva

chiesto al muretto box se poteva tentare di superare Perez, avversario

a loro davanti e che il 17enne rookie non riusciva a scavalcare

Massimo Costa

Si può discutere all’infinito sulla bontà degli

ordini di squadra che vengono suggeriti ai

piloti durante un Gran Premio. C’è una

lunga casistica di arrabbiature, rapporti de-

finitivamente spezzati (come non dimenti-

care l’amicizia andata in frantumi tra Gilles

Villeneuve e Didier Pironi a Imola 1982 e

quella tra Ayrton Senna e Alain Prost, luogo

del delitto sempre a Imola ma nel 1989), or-

dini anche ingiusti e inutili a volte. Come

quello che dovette subire Rubens Barri-

chello a Zeltweg per far passare Michael

Schumacher negli anni dei trionfi Ferrari con

Jean Todt al ponte di comando o quello più

recente che costrinse Felipe Massa a farsi

da parte per far passare Fernando Alonso

ad Hockenheim. E non si può scordare l’epi-

sodio tra Sebastian Vettel e Mark Webber,

uno sgarbo grave del tedesco all’austra-

liano. Questi i casi più famosi che ci ven-

gono rapidamente in mente, ma ce ne sono

una infinità. E non solo nei top team. Come

accaduto domenica in casa Toro Rosso nel

finale del GP di Singapore. Max Verstap-

pen, rimasto bloccato al via, si è prodigato

in una buona rimonta favorita comunque

dalle due safety car che gli hanno permesso

di riaccodarsi al gruppo. Entrato in zona

punti grazie anche a una serie di ottimi sor-

passi, a pochi chilometri dal traguardo non

riusciva a superare Sergio Perez, settimo.

Dietro a Verstappen c’era Carlos Sainz, che

come il suo compagno di squadra aveva in-

filato uno ad uno gli avversari recuperando

dopo un pit-stop andato male, nel quale la

marcia era finita in folle. A un certo punto,

Sainz ha avvisato che se Verstappen si fosse

fatto da parte, poteva provarci lui con

Perez. Se il messicano non cedeva, all’ultima

tornata avrebbe ridato la posizione al com-

pagno di squadra. Una richiesta certa-

mente intelligente e sportivamente one-

sta, dettata da un professionista, e subito

raccolta dalla Toro Rosso che ha invitato

Verstappen a farsi da parte. Forse gliela

dovevano spiegare meglio perché il ragaz-

zino non ha capito che Sainz gli avrebbe ri-

dato a sua volta la posizione se con Perez

andava male. Ma in ogni caso, si trattava

di un ordine della squadra per la quale il

pupillo di Helmut Marko corre. Fatto sta

che come un bambino al quale si tenta di

portare via la caramella, Verstappen ha ri-

sposto “no perché” e cose simili. Qualcuno

dovrebbe tentare di far capire al baby che

in F.1 si corre certamente per se stessi, ma

anche per la squadra, soprattutto quando

non si lotta per la vittoria, ma per i punti

costruttori fondamentali per la conquista

di bonus economici. Franz Tost, team prin-

cipal Toro Rosso, non ha voluto creare po-

lemiche e se ne è tirato fuori in maniera

pilatesca volendo salvare Verstappen. Ri-

mane il fatto che forse tra Verstappen e

Sainz, il cui rapporto sembrava eccellente,

potrebbe essersi incrinato qualcosa.