28
FORMULA 1
Toro Rosso
Verstappen
dice
NO!
L’olandese della Toro Rosso nei giri finali si è rifiutato di far passare
Sainz alle sue spalle e che, da serio professionista quale è, aveva
chiesto al muretto box se poteva tentare di superare Perez, avversario
a loro davanti e che il 17enne rookie non riusciva a scavalcare
Massimo Costa
Si può discutere all’infinito sulla bontà degli
ordini di squadra che vengono suggeriti ai
piloti durante un Gran Premio. C’è una
lunga casistica di arrabbiature, rapporti de-
finitivamente spezzati (come non dimenti-
care l’amicizia andata in frantumi tra Gilles
Villeneuve e Didier Pironi a Imola 1982 e
quella tra Ayrton Senna e Alain Prost, luogo
del delitto sempre a Imola ma nel 1989), or-
dini anche ingiusti e inutili a volte. Come
quello che dovette subire Rubens Barri-
chello a Zeltweg per far passare Michael
Schumacher negli anni dei trionfi Ferrari con
Jean Todt al ponte di comando o quello più
recente che costrinse Felipe Massa a farsi
da parte per far passare Fernando Alonso
ad Hockenheim. E non si può scordare l’epi-
sodio tra Sebastian Vettel e Mark Webber,
uno sgarbo grave del tedesco all’austra-
liano. Questi i casi più famosi che ci ven-
gono rapidamente in mente, ma ce ne sono
una infinità. E non solo nei top team. Come
accaduto domenica in casa Toro Rosso nel
finale del GP di Singapore. Max Verstap-
pen, rimasto bloccato al via, si è prodigato
in una buona rimonta favorita comunque
dalle due safety car che gli hanno permesso
di riaccodarsi al gruppo. Entrato in zona
punti grazie anche a una serie di ottimi sor-
passi, a pochi chilometri dal traguardo non
riusciva a superare Sergio Perez, settimo.
Dietro a Verstappen c’era Carlos Sainz, che
come il suo compagno di squadra aveva in-
filato uno ad uno gli avversari recuperando
dopo un pit-stop andato male, nel quale la
marcia era finita in folle. A un certo punto,
Sainz ha avvisato che se Verstappen si fosse
fatto da parte, poteva provarci lui con
Perez. Se il messicano non cedeva, all’ultima
tornata avrebbe ridato la posizione al com-
pagno di squadra. Una richiesta certa-
mente intelligente e sportivamente one-
sta, dettata da un professionista, e subito
raccolta dalla Toro Rosso che ha invitato
Verstappen a farsi da parte. Forse gliela
dovevano spiegare meglio perché il ragaz-
zino non ha capito che Sainz gli avrebbe ri-
dato a sua volta la posizione se con Perez
andava male. Ma in ogni caso, si trattava
di un ordine della squadra per la quale il
pupillo di Helmut Marko corre. Fatto sta
che come un bambino al quale si tenta di
portare via la caramella, Verstappen ha ri-
sposto “no perché” e cose simili. Qualcuno
dovrebbe tentare di far capire al baby che
in F.1 si corre certamente per se stessi, ma
anche per la squadra, soprattutto quando
non si lotta per la vittoria, ma per i punti
costruttori fondamentali per la conquista
di bonus economici. Franz Tost, team prin-
cipal Toro Rosso, non ha voluto creare po-
lemiche e se ne è tirato fuori in maniera
pilatesca volendo salvare Verstappen. Ri-
mane il fatto che forse tra Verstappen e
Sainz, il cui rapporto sembrava eccellente,
potrebbe essersi incrinato qualcosa.