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L’editoriale

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di Massimo Costa

SAINZ E LA SICUREZZA

NEL MOTORSPORT

Non tanto tempo fa, in un editoriale, avevo sottolineato come tra GP2,

Renault 3.5, GP3, Renault 2.0 e F.4, dunque nell’intero mondo delle

monoposto, si erano registrati, mai come prima, bruttissimi e violenti

incidenti per fortuna tutti terminati felicemente. San Dallara e San Ta-

tuus vegliano sui piloti. Ma ovviamente, anche nella massima formula

i livelli di sicurezza hanno raggiunto livelli impensabili soltanto 20-30

anni fa. Un pilota che avesse subìto un incidente come quello di Sainz

negli anni Ottanta, si sarebbe ritrovato senza gambe (ricordate la di-

namica similare del crash di Regazzoni a Long Beach nel 1980) e con

la macchina che avrebbe sicuramente preso fuoco. In poche parole,

non avrebbe avuto scampo. La ricerca, la tecnologia, l'intelligenza

umana, hanno permesso di rendere le piste più sicure, le monoposto

praticamente infallibili, e ai piloti di poter uscire da incidenti del ge-

nere con le proprie gambe. Magari i soliti nostalgici avranno da ridire,

ma io (come tanti altri), che ho assistito al miglioramento continuo delle

condizioni delle piste e delle vetture non posso che ringraziare chi ha

condotto queste battaglie, in primis Max Mosley, e che ci evitano di

scrivere necrologici una domenica sì e una no. La svolta definitiva è ar-

rivata dopo uno dei weekend più neri della storia della F.1: Imola 1994,

quando sul bellissimo circuito del Santerno trovarono la morte Roland

Ratzenberger nella qualifica del sabato ed Ayrton Senna il giorno se-

guente durante il Gran Premio. Tutto cambiò. Le piste, le monoposto,

e si sono raggiunti standard di sicurezza incredibili. Certo ancora vi

sono autodromi vecchio stile che possono risultare molto pericolosi,

uno su tutti Zandvoort o Brands Hatch, benché fortunatamente non più

frequentati dalla F.1. Che però nel suo calendario presenta tracciati

certamente meravigliosi, come Spa, ma con punti molto delicati. Certo,

non tutto si può cambiare e questo va accettato. Se con i circuiti e le

monoposto siamo quasi alla perfezione, rimane da migliorare la sicu-

rezza di contorno, quella cioè “manovrata” dagli uomini e che ha por-

tato il ritorno della morte in F.1 quando Jules Bianchi a Suzuka lo

scorso anno ha colpito una gru col casco. Proprio domenica, a Sochi un

commissario si è gettato in pista per togliere una bandella dell’alet-

tone persa da Sainz e un attimo dopo è transitato Vettel in piena gara.

Come è stato possibile che dalla direzione gara abbiano permesso a

quell’uomo di rischiare così tanto. Cambiano le piste, le macchine, ma

non quegli uomini coi capelli bianchi che se ne stanno nella torre di

controllo e che, vedi la ridicola indagine sul povero Bianchi che nean-

che Marino…, stanno sul banco degli imputati e nello stesso tempo su

quello del giudice.