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GP MESSICO
Mercedes
Quel discusso
secondo pit-stop
Quanto alla battaglia con Hamilton, be', lì ci sarebbe qual-
cosa da dire. Specie su quell'invito a rientrare ai box per un
secondo pit-stop di cui Lewis ha voluto conoscere via radio i
motivi, e che ha accettato entrando nella pit-lane con una pla-
teale sterzata all'ultimo momento. Come per inviare a nuora
(il pubblico e Rosberg stesso) il messaggio che in realtà vo-
leva recapitare alla suocera (la Mercedes): so benissimo che
volete che stavolta vinca Rosberg, ve lo concedo, ma se solo
volessi... Certo, Hamilton ha continuato a ringhiare nel retro-
treno del compagno, ma si è avuta chiara l'impressione che
la gara, a meno di un nuovo errore da tensione di Nico, sa-
rebbe comunque finita nelle mani del tedesco. «Avevo più
ritmo di Nico – ha detto Hamilton – ma su questo circuito è
difficile stare dietro ad un'altra macchina, appena ti avvicini è
come se ci fossero due poli che si respingono, non ci potevo
fare nulla. Non ho condiviso l'idea di fare un secondo pit,
tutto qui, ma quando sono uscito c'era la safety-car, ho piena
fiducia nei ragazzi e comunque abbiamo colto una doppietta,
ottima cosa per il team».
Digiuno interrotto
dopo 10 Gran Premi
Va bene, va bene, va bene così. A tutti. Ad Hamilton che è
già campione, alla Mercedes a cui importa chiudere la pra-
tica senza problemi e senza rischiare di far cadere Rosberg
in depressione, a Rosberg stesso che ormai si è rassegnato
a cedere il passo per il secondo anno consecutivo all'in-
glese, ma che di rischiare di finire terzo dietro a Vettel – al
netto degli errori e dei regali ferraristi di ieri – non ne vuole
proprio sapere, e che è stato felice di interrompere un di-
giuno che durava ormai da 10 gare.
«Neanch'io era d'accordo sul rientro per un secondo pit – ha
spiegato - avevo un buon vantaggio su Lewis e mi sentivo
bene, ma alla luce di quanto è successo dopo e dell'ingresso
della safety car è stato importante poter contare su gomme
fresche». Tutto è bene, quel che va bene ai più forti.