12
GP MESSICO
Ferrari
Massimo Costa
C’è tanto rammarico nel team Ferrari. Sebastian Vettel poteva
seriamente impensierire le due Mercedes a Città del Messico,
ma una incomprensione con Daniel Ricciardo alla prima curva
ha tolto il tedesco dalla mischia. L’australiano della Red Bull-
Renault si è trovato nella terra di nessuno (come si dice quando
un portiere esce malamente dai pali e si becca il pallonetto), al-
l’interno di Vettel, ma senza la determinazione necessaria per
volerlo superare. Tanto che Seb non ha guardato neanche lo
specchietto destro, sicuro che Ricciardo avesse desistito, fre-
nato. Certo, se Vettel girava un po’ più largo, quel contatto,
quella foratura, quella gara distrutta, non saremmo qui a rac-
contarli. Aggiungiamo anche, se partiva un po’ meglio, non fa-
cendosi infilare da Daniil Kvyat. Ma è andata così e dopo aver
cambiato le gomme ritrovandosi ultimissimo, per il quattro
volte campione del mondo è iniziato un vero calvario. Innervo-
sitosi, scompostosi, Vettel si è girato tutto da solo alla curva 7
al giro 17, una piega veloce a sinistra. Rovinati gli pneumatici,
come un toro ferito, Seb si è rilanciato in gara spingendo for-
tissimo. Doppiato dalle due Mercedes, Vettel sempre alla curva
7 è finito dritto andando a schiantarsi contro le barriere al giro
51. Una gara di merda, l’ha definita senza troppi giri di parole
il tedesco, sempre onesto e umile nel riconoscere i propri er-
rori. Arrivato ai box, avvilito come non mai, Vettel ha voluto
scusarsi con tutti i componenti della squadra. Una bella lezione
per tanti giovani piloti che militano nelle serie inferiori. Erano
100 Gran Premi che Vettel non si ritirava per un incidente, pre-
cisamente da Istanbul 2010 quando vi fu un contatto con Mark
Webber. Rimanendo nelle statistiche, considerando il ritiro di
Kimi Raikkonen, era da 129 Gran Premi che due Ferrari non
concludevano una gara.