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di adottare, per la trasferta oltre oceano, i colori della scude-

ria NART (North American Racing Team) di Luigi Chinetti, con

cui Maranello collabora. Una scelta fortunata, visto che il britan-

nico Surtees conquisterà il titolo mondiale a Città del Messico,

beffando sul filo di lana il connazionale Graham Hill su BRM.

Nel 1970, il bianco torna sulle F.1 di Maranello; per la preci-

sione sulle appendici alari anteriori e posteriori. Va ricordato

che già nel biennio ‘68-’69, le Dino di F.2, presentavano il

bianco attorno all’abitacolo. Sulla 312B2 del 1971, è bianco

pure l’airscope, che diviene ancora più evidente e voluminoso

sulla 312T del 1975, decorato con una striscia tricolore alla

sommità. Una livrea indimenticabile, che contraddistingue

l’arma progettata da Mauro Forghieri, con cui il Cavallino torna

a dominare, riconquistando con Niki Lauda un mondiale che

manca da undici anni. Con la scomparsa della presa d’aria a

partire dal ’76, il bianco si riduce nella parte alle spalle del pi-

lota e si evidenzia sulle fiancate laterali. Una grafica adottata

dai modelli 312T2 e T3. Resterà solo una parte bianca sulle fian-

cate, come sfondo al numero rosso, sulla 312T4 iridata di Jody

Scheckter. Dal 1980 in avanti, il rosso sarà l’unico colore pre-

sente sulla carrozzeria delle monoposto di Maranello, eccezion

fatta per il 1993. Sulla F93A di Jean Alesi e Gerard Berger, il

bianco ricompare alla base del cofano motore, per proseguire

lungo le parti laterali dell’abitacolo. Negli anni successivi, con

la presenza sempre più massiccia dello sponsor Marlboro, le

parti bianche occuperanno dapprima l’ala posteriore e poi

quella anteriore. Dal 2002, in pieno regno di Michael Schuma-

cher, il bianco ricoprirà anche le bandelle laterali posizionate

dopo le pance e prima delle ruote anteriori. Con la F138 del

2013, la livrea si arricchisce con delle sottili strisce bianche, che

partendo dal muso, proseguono lungo le pance laterali fino al

retrotreno.