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Chi ben

comincia...

La Haas ha subito conquistato un favoloso sesto posto con

Grosjean mentre l’altra monoposto è rimasta coinvolta nel brutto

incidente innescato da Alonso. Un debutto a dir poco straripante

per la squadra americana che grazie anche ad una strategia furba

ha potuto incassare otto punti pesanti.

Massimo Costa

Quando venne annunciato che Gene Haas era

stato accettato dalla FIA per entrare nel mondiale

F.1 del 2016, il mondo che circonda la F.1, sem-

pre piuttosto referenziale e ottuso, non aveva ca-

pito bene cosa aspettarsi. Sapendo che Haas

schierava un team nel pittoresco e molto ameri-

cano campionato Nascar, magari c’era qualcuno

che poteva immaginare l’arrivo di una banda di

strani personaggi con il cappello e gli stivali da

cowboy. Ma Haas è prima di tutto un uomo d’af-

fari di grande spessore e che nella poco conside-

rata (in Europa) serie Nascar ha saputo costruire

un team di prim’ordine, sostenuto da grandi ca-

pitali e da uno staff tecnico di qualità. Haas non

fa le cose per caso e quando si butta in una nuova

avventura lo fa perché sa di essersi circondato di

persone capaci, esperte, del settore. La lunga

camminata del team Haas verso la F.1 è stata

quindi preparata con grande precisione assicu-

randosi i servigi di partner di qualità come Fer-

rari e Dallara oltre che di un personaggio come

Gunther Steiner che tra F.1 e Mondiale Rally ha

esperienza da vendere. Il risultato è subito ap-

parso eccellente: una monoposto sobria, dalle

linee pulite, senza tanti fronzoli. Un pilota velo-

cissimo, che rientra ormai tra le presenze fisse del

mondiale da qualche anno, come Romain Gro-

sjean e un giovane voglioso di riscatto quale è

Esteban Gutierrez, seppur “raccomandato” dalla

Ferrari.

Pollice alto per Gene Haas

e Romain Grosjean