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INDYCAR
Mario Andretti
Stefano Semeraro
inviato a San Petersburg
Saggio come un patriarca, svelto come un ragazzino, Mario An-
dretti porta a spasso per il paddock di St.Petersburg i suoi 76
anni con la leggerezza di chi è abituato a vivere veloce, ma
senza nessuna fretta. Basta spostare due sedie nel Mahaffey
Theatre, dove è appena finito il briefing dei piloti prima della
gara inaugurale di St.Petersburg, e il “pilota del secolo XX” se-
condo l'Associated Press è pronto per una chiacchierata. «L'In-
dyCar è in grande salute - spiega muovendo lentamente
nell'aria le mani decorate con gli anelli che ricordano le sue vit-
torie più prestigiose – Solo ha bisogno di una stagione più
lunga. Speriamo in futuro di finire un po' più tardi, almeno in ot-
tobre, non in agosto. La stagione dovrebbe essere lunga sette
mesi e mezzo, oppure otto».
Ma come, in F.1 si lamentano tutti che la stagione non finisce
mai, che i Gp sono troppi...
«La stagione in F.1 è perfetta, da marzo a novembre. Troppi
GP? No, dal punto di vista di un pilota più sono e meglio è. Gli
Stati Uniti hanno tanti climi, questo è paese vasto, puoi avere
tranquillamente gare da gennaio a dicembre».
La F.1 è in crisi, si dice: secondo lei cosa le manca?
«Per conto mio in F.1 ci sono regolamenti troppo rigidi. Poi, è
vero che i tempi cambiano, ma non sarebbe sbagliato avere pi-
loti ospiti da altre serie, come accadeva quando correvo io,
specie nei paesi dove la F.1 non è così conosciuta. Al Gp degli
Stati Uniti non sarebbe sbagliato invitare un campione ameri-
cano da parte Mercedes, McLaren o Ferrari. Io ho avuto la
chance di correre in F.1 con squadre che allora erano al top,
come Lotus e Ferrari, perché non dare a qualche driver ameri-
cano di oggi la stessa possibilità. Poi la F.1 è la F.1. Si piange
oggi perché la Mercedes è irraggiungibile, ma non ci ricor-
diamo quando in passato Ferrari, Williams, McLaren, Lotus
erano irraggiungibili? I tifosi di oggi vogliono qualcosa di più in
termine di spettacolo, è comprensibile, ma il dato di base non
cambia tanto».
La IndyCar può giocarsi carte più vincenti sotto questo
aspetto...
«La IndyCar invece gode del fatto che non è prevedibile. Ci
sono gare combattute fino alla fine del campionato. Alessandro
Rossi, abituato in F.1 a correre con squadre senza la minima
possibilità di primeggiare, qui con la squadra di mio figlio Mi-
chael ha la possibilità di vincere qualsiasi gara. In Indy Car le
macchine sono tutte uguali, certo, cambia la livrea e poco altro.
Però lo spettacolo è meraviglioso».
Come vede la prossima stagione della F.1?
«Seguo sempre la Ferrari, il mio amore rimane quello. Sapranno
avvicinarsi alla Mercedes, il segreto è combattere sempre com-
battere. Nessuno deve arrendersi. Si farà avanti la Red Bull,
credo, mentre la Mercedes non ha mostrato ancora tutto nei
test».
Vettel le piace come pilota?
«Mi piace tanto. Dal primo momento che l'ho conosciuto, per
il 60esimo anno della Ferrari in Bahrein. Lui veniva dal trionfo
a Monza con la Toro Rosso, ebbi modo di parlargli grazie ad
Adrian Newey, che è stato mio ingegnere. All'aeroporto, prima
di salutarci, mi aveva detto che il suo obiettivo era arrivare alla
Ferrari. Ora è contentissimo, e ha portato armonia nel team,
quello che ci voleva. E trovo che Raikkonen sia giusto giusto
come suo compagno di squadra».