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Massimo Costa

Conquistare una pole magica, che ti porta dritto nella galleria

degli immortali che hanno fatto la storia di Monte-Carlo e

della F.1. Arrivare secondo quando non c’erano dubbi che la

vittoria sarebbe stata tua. Sensazione pessima quella vissuta

domenica scorsa da Daniel Ricciardo, un tipo che ride sem-

pre, ma che questa volta sul podio di Monte-Carlo non ce la

faceva proprio a mostrare i suoi dentoni. Un podio, quello

dei Principi, che negli ultimi due anni ha regalato un misto di

sensazioni agli antipodi. Ricordate nel 2015 Lewis Hamilton

che perse la corsa per un errore del team e mostrò il broncio

per un tempo interminabile mentre poco più in là Nico Ro-

sberg se la rideva di gusto? Questa volta a esplodere di fe-

licità è stato proprio il tre volte campione del mondo inglese

mentre ad avere gli occhi persi nel vuoto era Ricciardo.

Anche per l’australiano la beffa è arrivata per mano del team,

come appunto capitò ad Hamilton 12 mesi fa. Impeccabile

fino all’impossibile, magistrale nel confronto con un Hamilton

mai apparso quest’anno in un simile stato di grazia che sfio-

rava la fantascienza, quando è stato richiamato ai box per il

secondo pit-stop, passaggio da gomme intermedie a super-

soft, Ricciardo è sprofondato agli inferi quando ha notato

che gli pneumatici non c’erano: “Saltellavano tutti attorni alla

macchina come fossero galline”. Non propriamente un com-

plimento quello che un arrabbiatissimo Daniel si è lasciato

scappare. Non avevamo mai sentito un pilota definire i propri

meccanici “galline”. Risultato finale: 10” persi, Hamilton che

passa davanti e buonanotte ai sognatori.

Ricciardo ha messo

in riga Verstappen

“E’ la seconda volta che mi fregano”, ha detto un sempre

più furioso Ricciardo. E già, perché come sottolineato da noi

15 giorni fa, a Barcellona il team ha preferito far vincere Max

Verstappen che era secondo anziché Ricciardo, che si trovava

meritatamente primo. Una strategia senza senso era stata

applicata al ragazzo riccio, che non la mandò a dire, una stra-

tegia brillante al biondino diciottenne. Doveva vincere lui e

così è stato per il bene della F.1 e di… Helmut Marko. Non

certo per l’umore di Ricciardo. Che però, non si è scomposto

più di tanto e con una forza interiore allucinante ha sbara-

gliato il campo in qualifica umiliando sul tracciato che più al

mondo esalta il talento il nuovo giovane compagno di team

non solo il sabato, ma anche la domenica. Fino all’errore fa-

tale ai box che Christian Horner ha così spiegato: “Per una

incomprensione con il meccanico addetto alle gomme, era

stato preparato un treno di soft anziché il set di supersoft

che si trovava in fondo al garage. Quando gli è stato ribadito

che dovevano montare a Ricciardo le supersoft si è perso

tempo per andare a recuperarle ed abbiamo perso almeno

dieci secondi che ci sono costati la vittoria”. Un errore che

ricorda quello che commise la Ferrari nel 1999 con Eddie Ir-

vine al Nurburgring quando i meccanici dimenticarono la

ruota posteriore destra. Il pilota britannico perse la corsa a

vantaggio di Mika Hakkinen e punti che poi nella lotta finale

per il titolo si rivelarono fondamentali per il finlandese.

Arrivato lungo alla chicane

Hamilton ha rischiato il sorpasso

da parte dell’australiano,

ma l’inglese ha chiuso la porta...