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rizzato a dire quello che vuoi. La sua frustrazione è comprensi-
bile, tutti reagiamo a modo nostro, e quello che è successo è
veramente inspiegabile, una situazione sgradevolissima».
Hamilton ha caricato
il team per Suzuka
Dopo la gara Hamilton ha voluto parlare subito con Lauda,
Wolf e Bradley Lord, il direttore della comunicazione Mercedes.
Ha stretto la mano ai meccanici, ha parlato con gli ingegneri.
Si è calmato, almeno apparentemente. O forse visto che non
tutto è perduto ha voluto salvare le apparenze. «Ero sconvolto
quanto Lewis per quello che è successo – ha aggiunto Wolff –
lui è stato grande a trovare le parole giuste per incoraggiare
tutti in vista del Giappone». Vada come vada quando un so-
spetto si insinua nella mente di un pilota, non importa quanto
razionale o folle sia, inevitabilmente mette radici. Il rapporto
fra Hamilton e la Mercedes ha conosciuto alti e bassi in questi
anni, questo è uno dei bassi più bassi.
«Ho il 100 per cento di fiducia nei ragazzi», ha detto in seguito
Hamilton, correggendo il tiro a beneficio di microfoni e tac-
cuini. «Senza di loro non avrei vinto due campionati.
L'unica cosa ora è fare ciò che ho fatto in questo wee-
kend, e pregare che la macchina stia insieme. Ho an-
cora fede e speranza, che sono una grande cosa».
Manca la carità, ovvero l'amore, la terza delle virtù
teologali. Sicuramente la meno frequentata e pra-
ticata in un paddock che pare diventato un nido
di vipere e dove circolano odori sgradevoli e so-
spetti.
Hamilton, solo a lui
si rompono i motori
Così a Sepang, fra le volute dei cilindri in fiamme, sono tornati
a circolare i gas e i veleni del sospetto, del terribile sospetto
che quest'anno a Stoccarda qualcuno non lo ami più tanto, si-
curamente meno di Rosberg, e che voglia mettergli i bastoni
fra le ruote (meglio: fra i pistoni). «Stiamo lottando per il cam-
pionato e solo il motore si guasta, questo non mi suona bene»,
è sbottato Lewis. «Ne hanno costruiti 43 e io ho avuto quasi
tutti quelli che si sono rotti. E' duro da accettare». Nel quartier
generale della Mercedes è suonato l'allarme rosso. Tanto che
poi è intervenuto Toto Wolff nei panni del Conte Zio di manzo-
niana memoria per “sopire e troncare, troncare e sopire”. «In
momenti così ogni tipo di commento è comprensibile», ha spie-
gato, cardinalizio ed ecumenico, il team principal delle Frecce
d'Argento. «Se stai lottando per il mondiale, ti va fuoco il mo-
tore e qualcuno ti mette un microfono sotto il naso... sei auto-