15
Stefano Semeraro
Sentiva che il Mondiale in cui non aveva mai smesso di credere
gli stava scappando di mano, e ha fatto di tutto per trattenerlo.
Anche perché Lewis Hamilton resterà per sempre convinto che
questo titolo era suo, e che solo le magagne tecniche più o
meno casuali, più o meno prevedibili, hanno potuto toglier-
glielo. Del resto sarebbe un po' ingenuo chiedere ad un fuori-
classe come lui di arrendersi con il sorriso sulle labbra,
allargando le braccia e dicendo: “pazienza, ha vinto il migliore”.
Anche perché Hamilton è straconvinto di essere lui il migliore,
da sempre (e probabilmente non ha tutti i torti).
L'ultima carta che si è giocato ad Abu Dhabi, quel rallenta-
mento estremo nel tentativo di compattare il gruppetto di
testa sperando che Verstappen e Vettel riuscissero a scavalcare
Rosberg garantendogli la differenza punti che gli serviva, ha
fatto indignare le anime belle, ma non può essere condannata.
Non ha compiuto irregolarità, Lewis, non ha danneggiato nes-
suno, ha usato semplicemente l'unica tattica che gli rimaneva
a disposizione.
«Non so perché alla fine non ci hanno lasciato correre in pace»,
ha detto alludendo ai richiami insistenti, al pigolio di raccoman-
dazioni che gli arrivava in cuffia da un box sull'orlo della crisi di
nervi. «Non c'è mai stato un momento in cui la gara non fosse
nelle nostre mani. Io non ho fatto nulla di pericoloso né di
sleale, ero in testa e ho deciso il ritmo della gara, ma sempre
all'interno del regolamento. Ho chiesto informazioni sui tempi
di Vettel, ho sperato in lui. Ho fatto quello che potevo. Non
capisco perché abbiano continuato a parlarci via radio, il Mon-
diale costruttori era già nostro da un pezzo, io ho perso un
sacco di punti ed ero in pista per lottare, non ho fatto nulla che
potesse danneggiare la squadra. Nico ha fatto un grande la-
voro, e merita le mie congratulazioni. Ma se siamo seduti in
questo ordine alla fine è perché lui ha avuto una stagione senza
problemi tecnici». Poi le strette di mano, i sorrisi a denti stretti,
la fuga da un paddock che gli è sempre stato stretto, figuria-
moci nel giorno della sconfitta più bruciante.