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«Non si può pretendere
che un campione corra come
un cane da guardia, ma Hamilton
ha deliberatamente ignorato
un ordine di squadra, mettendosi
contro tutti quelli che lavorano per la
Mercedes. Ne parleremo a freddo».
Toto Wolff
Una sconfitta
superabile ma...
La sua ultima gara è stata in fondo semplice, la sua sua stagione no. I guai ad
inizio campionato, poi la rimonta, e quando ormai il tris con la Mercedes e il
poker iridato in carriera pareva cosa fatta, la doppia beffa della sostituzione (for-
zata) di due propulsori a Spa e l'arrosto malese, che lo hanno rimesso dietro al
compagno di squadra. Dino Chiesa, che conosce benissimo sia lui sia Rosberg,
ha detto giustamente che la sconfitta per Hamilton sarà un fastidio superabile
– perché in fondo lui si sente comunque vincitore, lo dicono il numero di vittorie,
10, le statistiche, l'opinione di tutti o quasi gli addetti ai lavori -, mentre l'enne-
sima beffa per Rosberg sarebbe stata insopportabile, roba da psicoanalisi. Ha-
milton però anche se non lo dice esplicitamente è convinto che a Stoccarda in
qualche modo abbiamo cercato di indirizzare il mondiale verso il pilota di casa.
Si sente un po' l'agnello sacrificale sull'altare dell'eccellenza Mercedes, il co-
struttore che con la vittoria di Rosberg ha dimostrato di saper essere indipen-
dente dal talento dei piloti. Ora bisogna capire se questa vicenda lascerà tracce.
Garanzie
per il futuro
Se Hamilton, che non ha certo un carattere facile, chiederà garanzie per il futuro,
un risarcimento per tutti i motori che lo hanno lasciato a piedi quest'anno, una
polizza contro la sfortuna. E nel caso cosa risponderà la Mercedes, che già do-
menica per voce di Toto Wolff lo ha bacchettato “per aver voluto anteporre il
suo interesse a quello della squadra”. In passato Hamilton ha dimostrato di
saper abbandonare senza troppe remore gli affetti (la McLaren) per assicurarsi
la vettura migliore, l'orgoglio ferito potrebbe suggerire altre svolte ma Hamilton
sa benissimo che non c'è alternativa (con)vincente alla Mercedes. Non adesso,
né nei prossimi due-tre anni, specie per uno che di Mondiali vuole prendersene
ancora. Certo, vincerne almeno uno in tre scuderie diverse, un po' alla Fangio,
dimostrando lui di essere la variabile che conta veramente, può rappresentare
un grande obiettivo da qui alla fine della carriera. Raggiungerlo, magari con una
tuta rossa, su una monoposto dello stesso colore che prima o poi dovrà pur
uscire dalla crisi, lo porterebbe in una zona della leggenda frequentata davvero
da pochi. Chissà che Hamilton, che si sente il più forte di tutti, anche di Senna
e di Schumacher, figuriamoci di Rosberg, non ci stia già pensando.