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GP AUSTRALIA
Ferrari
Massimo Costa
L’Italia che vince. In un sussulto di orgoglio nazio-
nale, il successo della Ferrari a Melbourne ha por-
tato politici e affini a lanciarsi in affermazioni che
ricordiamo essere state espresse in occasioni delle
Olimpiadi o dei Mondiali ed Europei di calcio. Tanto
per far capire come la Ferrari venga considerata un
qualcosa di assolutamente importante per l’imma-
gine del Paese. Sergio Marchionne qualche mese
fa, in un impeto di ira per i risultati che non arriva-
vano nonostante tecnici di fama come James Alli-
son, ha ribaltato tutto con l’assenso del team
principal Maurizio Arrivabene. E prendendosi rischi
non indifferenti, ha abbattuto la piramide che con-
traddistingue le gerarchie nei team F.1 preferendo
una soluzione orizzontale. Ovvero, stop alla scelta
di affidarsi alla mente di una singola persona, per
quanto geniale possa essere, e spazio a un gruppo
di persone che lavora senza invidie, senza pretese
di emergere rispetto al vicino di banco. Tutti uniti,
tutti intenti a lanciare idee, soluzioni, e a risolvere
problemi. Un vero gruppo di lavoro, cosa rarissima
da trovare in F.1.
Martello Vettel
SF70H perfetta
Dunque, alla prima uscita di questa Ferrari diretta
da Mattia Binotto (un responsabile ci vuole comun-
que) il risultato è stato a dir poco eccezionale. Un
Sebastian Vettel in formato mondiale ha azzannato
le caviglie di Lewis Hamilton in qualifica e nei primi
17 giri di gara fino a sfiancare l’inglese il quale in
confusione ha pensato di ritrovarsi in crisi con le
gomme, quando in realtà non era così. Ed ha finito
per ingannare tutto il team Mercedes che lo ha ac-
colto in pit-lane per un cambio pneumatici antici-
pato che ha spalancato le porte della vittoria a Vet-
tel. Un errore dettato dall’ansia, non certo un com-
portamento arrogante come qualcuno, e chissà
perché, ha voluto interpretare. La SF70H non ha
avuto un sussulto, Vettel l’ha guidata alla perfe-
zione e sembrava tornato quello del 2015 o ancora
meglio, l’imbattibile campione che con la Red Bull
ha vinto quattro mondiali in fila. E non certo per
merito esclusivo di Newey. Sebastian è stato un
martello terrificante per lo stesso The Hammer Ha-
milton, come lo chiamano gli inglesi, appunto il
martello Hamilton.
Monoposto sincera
Il segreto della Ferrari
Ma qual è il merito di questa Ferrari? La semplicità
nella guida, ha dichiarato fin da subito Vettel. La
forza della SF70H è la precisione nell’ingresso in
curva, nella risposta al colpo di sterzo del pilota. In
poche parole, una vettura sincera, quella che Vettel
vuole quando è al limite e si butta senza respiro
dentro una curva. Il pacchetto telaio-sospensione
funziona a meraviglia e non è certo un aspetto fa-
cile da far funzionare in concerto in quanto sono in
ballo scocca, distribuzione dei pesi ed il passo. Per
questo va dato gran merito al gruppo di ingegneri
che ha completato la SF70H, il cui progetto era
stato avviato da Allison molto tempo prima. Perché
quando questi aspetti non rispondono a dovere
tutti assieme, come si verificava sulla Ferrari del
2016 (mancanza di grip, sottosterzante in curva), il
rimedio è praticamente impossibile, ogni tentativo
di modificare l’assetto è vano. Se un telaio nasce
male, non c’è soluzione. E non è il caso della
SF70H. Ma la prova del nove la avremo tra breve
sul circuito di Shanghai, che con le sue curve veloci
chiederà tanto al telaio.