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A muro in Q3
sembrava tutto perduto
Ricciardo partiva soltanto decimo, pagando caro un errore in
Q3: contro le barriere, picchiando con la ruota posteriore sini-
stra. Il secondo scivolone in qualifica dell’anno, dopo quello di
fronte al pubblico di casa a Melbourne. «A volte ci vogliono,
per trovare quel piccolo progresso in più», commentava filo-
sofico. Per Daniel la speranza era quella di recuperare «stando
fuori da guai», ma la sua strategia è stata presto compromessa
per un inconveniente: il pit-stop è stato anticipato così al sesto
giro, passando alla gomma soft che gli avrebbe consentito di
proseguire fino al traguardo senza altre fermate. Sbagliare non
era più permesso, bisognava farsi largo nelle retrovie. Poco
dopo ecco la serie di incredibili eventi che lo ha lanciato verso
un memorabile trionfo.
Bravo fra le safety-car
fortunato a passare in testa
Districandosi tra le fasi di safety-car, Ricciardo aveva già recu-
perato fino alla quinta casella, poi alla ripartenza dopo la ban-
diera rossa ha tirato fuori dal cilindro un micidiale doppio
sorpasso alle Williams in fondo al rettilineo principale, spun-
tandola anche sulla Renault di Nico Hulkenberg in un’esaltante
sfida a quattro sul filo dei 350 all’ora. Daniel la definisce «la
mossa vincente», e in effetti sarà la svolta: le vicissitudini di Ha-
milton e Vettel (protezione della testa da fissare per il britan-
nico, stop and go da scontare per il tedesco) hanno infatti
lanciato il ragazzone di Perth al comando del Gran Premio.
Siamo al 33esimo giro, ne mancano 18 per arrivare al tra-
guardo, Daniel non sbaglia più nulla mentre alle sue spalle con-
tinua ad accadere di tutto. È vittoria, la quinta di una carriera
che si profila sempre più da vero top driver.
«Gara pazza»
e quel problema all’inizio
«Una gara pazza», commenterà poi Ricciardo a caldo, senza
farsi mancare il solito shoey in cui coinvolge pure la new-entry
Lance Stroll. Spiegando il retroscena: «Il pit-stop non era pre-
visto in quel momento, ma ci siamo dovuti fermare perché al-
cuni detriti ostruivano i freni. Credo di essermi ritrovato
17esimo, non potevo aspettarmi di vincere. Penso di essere
stato abbastanza fortunato, tutte le mie vittorie sono arrivate
in circostanze particolari. Qui non avevamo la macchina più ve-
loce, ma abbiamo capitalizzato ogni situazione e sapevamo che
tenendo un certo ritmo ce l’avremmo fatta. È una bella sensa-
zione». Ci si chiede fino a dove possa arrivare Ricciardo così lu-
cido quanto simpatico senza casco, se guidasse una
monoposto costantemente in grado di vincere. Del resto il suo
talento non è mai stato in dubbio, nemmeno al cospetto di un
team mate pericoloso come Verstappen, con cui il confronto
si consuma ad ogni occasione. Non manca anzi una parola di
conforto per l’olandese, stoppato dall’ennesimo problema di
affidabilità: «Mi dispiace per lui, speriamo presto di salire in-
sieme sul podio». Magari in attesa della prossima gara fuori da
ogni schema.