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24 ORE DI LE MANS
La storia
Marco Cortesi
Le star del cinema amano Le Mans. Forse anche per via di una sto-
ria che ha visto protagonisti nomi del calibro di Paul Newman e
SteveMcQueen, la maratona della Sarthe ha da sempre affascinato
i grandi artisti dello schermo che trovano nella più grande corsa
endurance al mondo quell’aspetto eroico, epico, che fa facilmente
breccia. E’ la voglia, che hanno tutti in comune, di vivere le grandi
sfide un po’ come fossero un film, oltre alla pura passione per il
motorsport e la velocità. Per Jackie Chan, si tratta di un connubio
dei vari aspetti. L’attore di Hong Kong, re del cinema d’azione non
solo in termini di combattimento, ma anche di stunt realizzati
quanto più possibile di persona a corpo libero, in auto e moto, è
sceso in pista con il proprio nome dopo una vita passata nella ve-
nerazione delle grandi storie del mondo delle corse. La sua pas-
sione si è incrociata con quella di David Cheng, ventisettenne di
Pechino con doppia nazionalità cinese e americana. Messosi a cor-
rere di nascosto solo nel 2011 dopo aver imparato in kart contro
la volontà della famiglia, Cheng ha incontrato Chan nel 2015, sco-
prendolo grande fan di McQueen e proponendogli una partner-
ship.
L’inizio con OAK
e con la Signatech
Conscio delle limitazioni fisiche e…di anagrafe, il sessantatreenne
Chan ha scelto di non prendere il volante di persona, anche per le
numerosissime lesioni riportate qua e là nella sua carriera che gli
avrebbero impedito di ottenere livelli di performance accettabili,
ma di affiancare Cheng con la propria immagine, affidandosi a re-
altà consolidate nel mondo del motorsport. Una strategia che già
aveva portato buoni risultati all’esordio del DC Racing, con l’im-
piego di personale e risorse dell’OAK Racing ed un accordo con
l’Eurasia Motorsport. Convinto il nuovo patron (che in realtà pare
fosse piuttosto convinto di suo) Cheng si è associato al team Si-
gnatech, schierando sotto le proprie insegne, ma con la gestione
tecnica dell’Alpine, una vettura nel WEC 2015, la prima a Le Mans
sotto le insegne della Cina continentale. Parallelamente, è conti-
nuato l’impegno asiatico con un beffardo secondo posto nell’Asian
Le Mans Series, col titolo perso all’ultima gara.
Con il team ex Jota
il trionfo a Le Mans
Per il 2017, è arrivato un ulteriore step verso l’individualità. Il Jackie
Chan DC Racing si è unito al team Jota, rimasto orfano del gentle-
man Simon Dolan che ne era di fatto stato il cuore pulsante. L’in-
flusso della componente asiatica, così come il coinvolgimento di
Chan, si è andato rafforzando, ed il risultato è stato straordinario.
Quasi come in un’acrobazia del patron, il Jackie Chan DC Racing è
arrivato al limite dell’impossibile. Come in un salto, un testacoda
millimetrico o di una sparatoria in corsa, il primo posto assoluto
conquistato a pochissime ore dall’arrivo, ha lasciato di stucco tutto
il mondo delle corse. E per lunghi minuti, un trionfo è sembrato
possibile. Anche se la rimontante Porsche non ha lasciato scampo
alla “piccola” Oreca, Ho Pin Tung, Thomas Laurent e Oliver Jarvis
sono stati i primi rappresentanti di una squadra cinese (e della
LMP2) a condurre Le Mans. Peccato che, impegnato nelle riprese
di una delle sue innumerevoli pellicole, Chan non sia stato della
partita, paragonando però l’emozione del successo di classe e del
podio assoluto a quella di un Oscar. Poco dopo la corsa, la penalità
imposta al team Rebellion ha completato i festeggiamenti, dando
il terzo posto all’altra vettura per Chengh-Gommendy-Brundle. Un
risultato memorabile che… non sembra aver soddisfatto il vulca-
nico patron. Per cui spingersi verso nuovi limiti e record è il pane
quotidiano. Quali saranno?