Previous Page  36 / 46 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 36 / 46 Next Page
Page Background

36

24 ORE DI LE MANS

La storia

Marco Cortesi

Le star del cinema amano Le Mans. Forse anche per via di una sto-

ria che ha visto protagonisti nomi del calibro di Paul Newman e

SteveMcQueen, la maratona della Sarthe ha da sempre affascinato

i grandi artisti dello schermo che trovano nella più grande corsa

endurance al mondo quell’aspetto eroico, epico, che fa facilmente

breccia. E’ la voglia, che hanno tutti in comune, di vivere le grandi

sfide un po’ come fossero un film, oltre alla pura passione per il

motorsport e la velocità. Per Jackie Chan, si tratta di un connubio

dei vari aspetti. L’attore di Hong Kong, re del cinema d’azione non

solo in termini di combattimento, ma anche di stunt realizzati

quanto più possibile di persona a corpo libero, in auto e moto, è

sceso in pista con il proprio nome dopo una vita passata nella ve-

nerazione delle grandi storie del mondo delle corse. La sua pas-

sione si è incrociata con quella di David Cheng, ventisettenne di

Pechino con doppia nazionalità cinese e americana. Messosi a cor-

rere di nascosto solo nel 2011 dopo aver imparato in kart contro

la volontà della famiglia, Cheng ha incontrato Chan nel 2015, sco-

prendolo grande fan di McQueen e proponendogli una partner-

ship.

L’inizio con OAK

e con la Signatech

Conscio delle limitazioni fisiche e…di anagrafe, il sessantatreenne

Chan ha scelto di non prendere il volante di persona, anche per le

numerosissime lesioni riportate qua e là nella sua carriera che gli

avrebbero impedito di ottenere livelli di performance accettabili,

ma di affiancare Cheng con la propria immagine, affidandosi a re-

altà consolidate nel mondo del motorsport. Una strategia che già

aveva portato buoni risultati all’esordio del DC Racing, con l’im-

piego di personale e risorse dell’OAK Racing ed un accordo con

l’Eurasia Motorsport. Convinto il nuovo patron (che in realtà pare

fosse piuttosto convinto di suo) Cheng si è associato al team Si-

gnatech, schierando sotto le proprie insegne, ma con la gestione

tecnica dell’Alpine, una vettura nel WEC 2015, la prima a Le Mans

sotto le insegne della Cina continentale. Parallelamente, è conti-

nuato l’impegno asiatico con un beffardo secondo posto nell’Asian

Le Mans Series, col titolo perso all’ultima gara.

Con il team ex Jota

il trionfo a Le Mans

Per il 2017, è arrivato un ulteriore step verso l’individualità. Il Jackie

Chan DC Racing si è unito al team Jota, rimasto orfano del gentle-

man Simon Dolan che ne era di fatto stato il cuore pulsante. L’in-

flusso della componente asiatica, così come il coinvolgimento di

Chan, si è andato rafforzando, ed il risultato è stato straordinario.

Quasi come in un’acrobazia del patron, il Jackie Chan DC Racing è

arrivato al limite dell’impossibile. Come in un salto, un testacoda

millimetrico o di una sparatoria in corsa, il primo posto assoluto

conquistato a pochissime ore dall’arrivo, ha lasciato di stucco tutto

il mondo delle corse. E per lunghi minuti, un trionfo è sembrato

possibile. Anche se la rimontante Porsche non ha lasciato scampo

alla “piccola” Oreca, Ho Pin Tung, Thomas Laurent e Oliver Jarvis

sono stati i primi rappresentanti di una squadra cinese (e della

LMP2) a condurre Le Mans. Peccato che, impegnato nelle riprese

di una delle sue innumerevoli pellicole, Chan non sia stato della

partita, paragonando però l’emozione del successo di classe e del

podio assoluto a quella di un Oscar. Poco dopo la corsa, la penalità

imposta al team Rebellion ha completato i festeggiamenti, dando

il terzo posto all’altra vettura per Chengh-Gommendy-Brundle. Un

risultato memorabile che… non sembra aver soddisfatto il vulca-

nico patron. Per cui spingersi verso nuovi limiti e record è il pane

quotidiano. Quali saranno?