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GP AUSTRIA
L’outsider
Jacopo Rubino
Un risultato che vale più della vittoria a Baku. Parola di Daniel
Ricciardo, dopo aver tagliato il traguardo a Spielberg. «Non
fraintendetemi, la grande soddisfazione era per il passo che
abbiamo avuto», tiene a precisare l’australiano. Bisogna dargli
ragione: il trionfo azero è maturato in circostanze incredibili, il
podio austriaco è stato frutto di una competitività reale. Evi-
dente. Nella pista di casa per l’azienda Red Bull (perché lo ri-
cordiamo, la squadra Red Bull Racing ha cuore inglese), la RB13
ha fornito probabilmente la prestazione più convincente di un
anno vissuto come terza forza. E dire che proprio Ricciardo,
prima di domenica, invocava la pioggia come unica risorsa per
potersela giocare contro Mercedes e Ferrari: «Ci aiuterebbe,
altrimenti la nostra macchina non è al loro livello», avvertiva.
Ma il verdetto è stato superiore alle aspettative.
Grande partenza
Ritmo sopra le attese
Daniel ha fatto la voce grossa al via, diventando subito terzo,
e da quella casella in pratica non si è più schiodato. Viaggiando
a fari spenti, quasi ignorato dalle telecamere che si concentra-
vano sulla sfida (di nervi e di decimi) tra le Frecce d’Argento e
le Rosse. In cui il ragazzone di Perth è stato quasi un infiltrato.
Kimi Raikkonen non aveva il ritmo per impensierirlo sul serio,
Lewis Hamilton si è fatto sotto a pochi chilometri dalla bandiera
a scacchi, gli ha quasi messo davanti le ruote, ma Daniel ha te-
nuto giù duro. Senza scomporsi. Del resto, sappiamo bene
ormai come nel corpo a corpo sia uno dei più forti di questa
Formula 1. «Mi piace battagliare, e Lewis negli ultimi giri è
spuntato fuori quasi dal nulla, raggiungendomi abbastanza in
fretta. Mi sono dovuto difendere, è stato piuttosto emozio-
nante», ha poi raccontato dopo aver tirato un bel sospiro di
sollievo. «Essere così veloci sull’asciutto per noi è stata una
bella sorpresa», ha ribadito Daniel, «non ce lo aspettavamo».
E così, ecco servito il quinto podio consecutivo, un record per-
sonale celebrato con l’ormai immancabile brindisi dalla scarpa,
toccato questa volta a un coraggioso Martin Brundle. Va inoltre
sottolineato come, da Barcellona in poi, Ricciardo abbia rac-
colto esattamente gli stessi punti del capoclassifica Vettel: 85,
contro ad esempio i 78 di Hamilton. Di fatto, è il ruolino di mar-
cia degno di un aspirante campione del mondo. Pesano però i
due ritiri di Melbourne e Sochi, dovuti a guasti tecnici.
Continua il calvario
di Verstappen
Siamo arrivati fin qui senza far menzione di Max Verstappen,
che quanto a sfortuna è probabilmente il principale bersagliato
sulla griglia della stagione 2017. Tra i saliscendi della Stiria
l’olandese ha cominciato in maniera incoraggiante il fine setti-
mana, grintoso nelle prove libere e sesto in qualifica, incollato
al compagno di colori. La marea arancione di connazionali ve-
nuti a fare il tifo per lui, domenica, è rimasta però delusa: fuori
gioco già dopo un giro, coinvolto senza colpe nella dinamica
del crash Kvyat-Alonso, innescato dalla maldestra frenata del
russo alla prima sterzata. Formalmente non un ko per motivi
di affidabilità, a differenza dei precedenti, seppur lo start si sia
rivelato disastroso per un problema alla frizione, a causa del
quale è intervenuto il sistema di antistallo, almeno a quanto di-
cono le fonti del team. «Avevo perso molte posizioni, in curva
1 ho cercato di tenermi lontano dai guai ma sono stato preso
al posteriore», ha spiegato laconico.
L'olandese è a
5 ritiri su 9 gare
Per Verstappen doveva essere l’anno della consacrazione al
vertice, fin qui è stato soltanto un calvario. Cinque ritiri su sette
Gran Premi, tre consecutivi: una enormità nella F1 moderna,
con l’unica soddisfazione del podio raggiunto in Cina. Non suf-
ficiente comunque a bilanciare le cose, mentre Ricciardo è a
+62 in campionato. «Devo cercare di rimanere positivo», insiste
Max. «Abbiamo incassato un’altra delusione, ma è importante
continuare a insistere perché rimangono tante gare da dispu-
tare. Speriamo soltanto che la prossima vada meglio». Silver-
stone, quantomeno, è già dietro l’angolo. Certo, il team
principal Christian Horner già in Austria aveva invocato la dea
bendata: «La fortuna tornerà a girare». Invece bisognerà an-
cora aspettare.