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Antonio Caruccio
Kimiya Sato riprende la tradizione dei
piloti orientali in Europa. Il giapponese,
leader di campionato in Auto GP a pari
punti con Sergio Campana, è una delle sor-
prese di questa stagione 2013, ma soprat-
tutto si è messo inmostra sulla scena mon-
diale del motorsport andando a disputare
i test sul circuito di Silverstone con la Sau-
ber. Sato nasce a Kobe City il 5 ottobre del
1989, una regionemeridionale del Giappo-
ne famosa per la carne di manzo, una delle
più pregiate e costose al mondo, ma a
quanto pare anche patria di una delle nuo-
ve stelle del motorsport con gli occhi a
mandorla. Con la Sauber, non ha fatto
brutta impressione. Sato è salito al volante
dopo che per due giorni il terzo pilota del
team, Robin Frijns, aveva testato gli svi-
luppi e le gomme, e proprio per ammissio-
ne dei tecnici, il confronto col plurititolato
olandese non è stato impietoso, come ci si
poteva invece aspettare da un debuttante
assoluto su una Formula 1. Kimiya è un
ragazzo tranquillo, abituato ormai alla
realtà europea vista la sua esperienza
internazionale nella Formula 3. Ma andia-
mo con ordine. Sato inizia a correre in
Giappone nel karting, ma fa il suo debutto
in monoposto nella Formula BMW inglese
nel 2006, all’età di 17 anni, esperienza poi
ripetuta l’anno successivo, quando vince la
sua prima gara e finisce il campionato in
quarta posizione alle spalle di Marcus
Ericsson e Josef Kral. In controtendenza
rispetto all’usuale modalità di condurre la
carriera, Sato nel 2008 anziché restare in
Europa torna in Giappone, dove prende
parte al Formula Challenge Japan, dove
giunge secondo in campionato, e nel 2009
debutta in Formula 3, correndo nella
National Class riservata alle vetture più
datate, concludendo al secondo posto.
Il 2010 sarebbe dovuto essere l’anno della
conferma, ma sempre nella “serie B” della
F.3 peggiora le proprie performance e con-
clude al quarto posto. Qui la decisione di
tornare in Europa, dove trova il sostegno
del teamMotopark. Un’alleanza, quella tra
Giappone e Germania, che nel corso della
storia ha fatto tremare il mondo intero, ma
che in questo caso ha un po’ zoppicato ad
avviarsi. Nella Formula 3 Euroseries infat-
ti la squadra teutonica non brilla, e opta
per il ritiro a fine anno, andando a mono-
polizzare nel 2012 la serie tedesca. L’avvio
di stagione di Sato nella serie tedesca è sor-
prendente. Inizia da leader di campionato
e a fine anno ha raccolto 12 podi, 4 vittorie,
3 pole e sette giri veloci, ma conclude al ter-
zo posto, facendosi rimontare dal compa-
gno svedese Jimmy Eriksson, ora uno dei
tanti mediani della GP3, e da Lucas Auer.
Nell’inverno, grazie anche a Taki Inoue,
pilota giapponese di F.1 negli anni ’80, e
ora manager di grande calibro residente a
Monte Carlo, raggiunge la corte di Vincen-
zo Sospiri alla Euronova con cui decide di
debuttare in Auto GP. Sato passa la mag-
gior parte della sua vita a Forlì, dove si alle-
na quotidianamente e sta vicino alla squa-
dra, anche se ogni tanto torna inGiappone.
Sato ha così il compito di riportare un pilo-
ta giapponese in Formula 1 dopo l’addio
dell’omonimo Takuma, che conquistò il
terzo posto ad Indianapolis nel 2004, e
Kazuki Nakajima. Tra le categorie prope-
deutiche di grande potenza invece, Kimiya
segue in ordine cronologico, dopo una
pausa di quattro anni, la coppia dei fratelli
Kunimoto, Daisuke e Yuji, che corsero e
provarono la Formula Renault 3.5 tra il
2009 ed il 2010.
Sopra, Sato con la Sauber a Silverstone.
A sinistra, con il suo team principal Sospiri
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