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FORMULA 1
GP INDIA
Ha fama di antipatico, di poco comunicativo, ma la colpa è anche della corazza che Sebastian
indossa quando si trova in F.1. Dietro il casco si nasconde in realtà un ragazzo molto tranquillo, senza manie
da star, e che quando può abbandona il volante per girare in bicicletta, in metro o... in elefante
Stefano Semeraro
Vettel come sembra, Vettel come è davvero.
Un campione arrogante e narcisista, - quel-
lo del dito medio alzato o del sorpasso alla
“traditora” di Sepang, per intenderci -
oppure un ragazzo in fondo «normale, ma
mai banale», come ha titolato l’Equipe? Più
probabilmente un uomo come tutti, con le
sue contraddizioni, i suoi giorni sì e i suoi
giorni no. Da qualche tempo Seb si è messo
l’armatura, come ha spiegato Newey, e non
si tratta solo di una corazza tecnica. I fischi
rimediati dopo Sepang, soprattutto a Mon-
za e a Singapore lo hanno ferito dentro, per
superarli ha dovuto farsi forza, non cedere
alla pressione, ma in India ha ammesso che
il colpo era arrivato. Anche perché quel
rancore verso di lui disegnava il profilo di
un eroe negativo, tutto spocchia e cinismo,
che Vettel non si sente affatto di riempire.
Certo, è cresciuto “Seppi”, come lo chiama-
no i suoi amici di infanzia, quelli che fre-
quenta quando è lontano dal paddock e dai
suoi veleni. «La prima volta che sono salito
su una F.1 me la sono fatta addosso – ha
confessato recentemente alla stampa rac-
contando il suo primo test con una Wil-
liams, premio per aver vinto da giovanissi-
mo la F.BMWtedesca –mi ero detto: è roba
da uomini veri, non fa per me». Adesso
invece l’uomo che vince è lui, anche se la
straordinarietà delle sue imprese non ha
cambiato troppo, anzi per nulla le sue abi-
tudini.
Sebastian non ha un manager, giusto un
avvocato che rivede i suoi contratti. Quan-
do deve partire per un GP, all’aeroporto
quasi sempre ci va da solo, si porta i bagagli
da solo, fa il check-in da solo. In giro per il
mondo va con i soldi contati – una volta
partì per l’Australia con un biglietto da die-
ci euro in tasca e tornò sempre con la stessa
cifra - e per visitare le città, che si tratti di
Berlino o di Tokyo (due delle sue preferite)
quando ne ha il tempo usa la metropolita-
na, o il treno: come un pendolare qualsiasi.
Per divertirsi a casa sua, a Heppenheim,
invece va in bicicletta per i viottoli di cam-
pagna. La macchina gli serve per vincere,
non per spostarsi, e a scoprirlo furono
anche gli addetti al protocollo che nel feb-
braio del 2014 lo andarono a prendere in
Limousine al cancello del chateau Bellevue
di Berlino dove il presidente della Repub-
blica tedesco, Horst Seehofer, gli doveva
consegnare la Silbernes Loorbeerblatt, l’al-
loro d’argento che rappresenta la massima
onorificenza sportiva tedesca. «Non c’è
bisogno, grazie – rispose Seb dopo aver
dato un’occhiata al percorso – è vicino,
vado a piedi».
Sorridente, allamano, anche se ovviamente
più teso quando si tratta di giocarsi un
mondiale in una gara. Chi non lo sarebbe?
Comunque sempre disposto a scherzare, a
divertirsi, come dimostrano i nomi con cui
battezza le sue vetture, o la simpatia che
raccoglie da (quasi) tutti i suoi colleghi del
Circus, specie i più giovani. Fra tutti i cam-
pioni del mondo in attività è l’unico a non
essersi concesso un tatuaggio, ma ama lo
sci nautico e possiede la licenza per pilotare
i motoscafi, tanto che durante una gita
organizzata dalla Red Bull sull’Elba, ha
dimostrato a tutti di saperci fare anche
sull’acqua, oltre che sull’asfalto. Del resto,
in India un anno fa chiese al padrone di un
elefante se poteva guidare anche quello, e a
quanto pare l’indiano glielo consentì: ma
senza averlo riconosciuto. Nessuno sa,
però, che media ha raggiunto a bordo del-
l’animale…
Al contrario di tanti campioni del suo cali-
bro Seb non ama affatto né Twitter né Face-
book, e non è neanche un cinefilo incallito
(il suo film preferito è “Brian di Nazareth”,
dei Monty Phyton: il sense of humor del
resto non glimanca). Quando arrivò nel cir-
cus si fece scappare una passione molto
adolescenziale per la pornostar Jenna
Jameson; ora che è decisamente adulto
dice di apprezzare –ma per tutt’altri motivi
– Angela Merkel. Se c’è una cosa che non
capisce sono i limiti orari in vigore negli
Stati Uniti («vanno al massimo a 100
all’ora, però poi guidano con il caffè in
mano, bah!»), a terrorizzarlo invece sono i
topi. Molti sanno che prima di ogni GP si
infila una monetina che gli regalò il padre
dopo un incidente in kart fra le stringhe
delle scarpe, come portafortuna, ma pochi
sanno che da piccolo il suo sogno non era
di guidare una monoposto di F.1, ma di fare
il cantante. Per nostra e sua fortuna, però,
gli mancava la voce. E per disgrazia dei suoi
avversari, ora che è cresciuto, la voce grossa
ha imparato a farla in pista.
UN FENOMENO
DI NORMALITÀ
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