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FORMULA 1
GP ABU DHABI
Stefano Semeraro
Giusto il tempo di partire e di incrociarsi con la Caterham
di Giedo Van der Garde: Kimi Raikkonen, a suo modo, ha
trovato anche stavolta il modo di essere il più veloce. In
autodromo era arrivato venerdì mattina tardi, se ne è
andato domenica montando sulla sua macchina presa a
nolo quando Sebastian Vettel era impegnato nel primo
pit-stop: un record. Dietro il deprimente mordi e fuggi, in
realtà si nasconde una vicenda che c’entra poco con le cor-
se in se stesse, ma riguarda il rapporto ormai al limite del-
lo strappo fra Kimi e la Lotus e, più in generale, quello dei
costi e della credibilità della F.1. In settimana il bubbone
era esploso quando Raikkonen aveva sbottato contro l’at-
teggiamento di Boullier & Co. Sotto accusa lo scambio di
cortesie “radiofoniche” nel finale del GP d’India, quando
dal box il finlandese era stato invitato a cedere il passo a
Grosjean. Egoismo da primadonna? Macchè.
«Cercano di farmi passare per uno che non gioca di squa-
dra, proprio io che non ho ancora visto un soldo…». Che
la Lotus fosse indietro nei pagamenti lo si sapeva, in fondo
è (anche) per questo che Kimi si è convinto a passare alla
Ferrari, ma che la situazione fosse così drammatica non
si era forse del tutto capito. Ben 15 milioni di euro d’in-
gaggio ancora immobilizzati, e a quanto pare ancora lon-
tani dalle tasche del campione. La Genii Capital di Gerard
Lopez che possiede il team invece è – o almeno era fino a
domenica – in crisi pesante di liquidi, e Raikkonen, stanco
dei continui rimandi, avevaminacciato di non correre più.
«A volte si dimentica che questo è un business – aveva
spiegato alla vigilia – a volte bisogna tracciare una linea
e non oltrepassarla». Niente conferenza stampa, niente
impegni con gli sponsor, il finlandese di ghiaccio ha ope-
rato una sorta di sciopero bianco, mentre nel box scalpi-
tava il nostro Davide Valsecchi, pronto a infilarsi nell’abi-
tacolo in caso di un clamoroso addio di Kimi.
Alla fine Raikkonen in macchina ci è salito, anche se per
appena un giro. Qualcuno però, ha addirittura ipotizzato
che l’incidente il driver finlandese l’abbia provocato ad
arte, proprio per far capire alla Lotus che la linea era stata
definitivamente sorpassata. «E’ stato un normale contatto
di gara – ha negato lui – non c’è stato un contatto pesante,
purtroppo però è bastato a rompere lo sterzo». A quanto
pare alla fine Raikkonen e la Lotus un accordo lo hanno
trovato, l’agente del pilota, Steve Robertson, per tutto il
weekend ha discusso fittamente con lo stesso Lopez e la
partecipazione di Kimi alle ultime due tappe sembra assi-
curata. Anche perché il gruppo di investimento Quantum,
che fa capo a Mansoor Iiaz, avrebbe deciso di siringare un
po’ di liquido nelle disastrate casse della Lotus appena in
tempo per evitare lo strappo finale.
Tutto risolto?No, visto che la vicenda di Raikkonen e della
Lotus, un team di punta quest’anno in F.1, ancora in lizza
per il secondo posto nel mondiale costruttori, fa il pari con
la situazione di Nico Hulkenberg, un pilota di indiscusso
valore, che secondo quanto dichiarato da Sebastian Vettel
non se la passa affatto meglio alla Sauber. «Nico non ha
ancora avuto un penny dalla Sauber, e non ha ancora una
macchina per il 2014 (ma l’accordo con la Lotus sembra
ora imminente, ndr). E’ una situazione davvero triste, per-
ché è uno dei piloti migliori che ci sono nel paddock». La
difesa di un amico, che la Sauber non ha voluto commen-
tare, ma anche un atto d’accusa indiretto per tutto l’am-
biente.
Da anni il Circus, sotto la guida di Bernie Ecclestone, ha
iniziato una corsa alla grandeur, all’espansione senza
limiti, che ha certo riempito le casse di chi gestisce la
baracca e incassa i diritti televisivi, ma messo in crisi più
di un team anche per via della concomitante crisi econo-
mica. Corriamo pure 20, o 22 GP, cambiamo continua-
mente i regolamenti provocando altri aggravi economici,
ma non lamentiamoci poi se i team devono ricorrere sem-
pre più a piloti con la valigia e faticano a pagare quelli bra-
vi, innescando una corsa al ribasso del talento. La strate-
gia può essere quella di lasciare in piedi solo le squadre
emanazione di grandi Case e grandi gruppi, ma allora lo
si dica chiaramente. Lo spettacolo di un Circus che vale
due miliardi di dollari, ma non è capace di pagare gli sti-
pendi è decisamente oltre il limite: del business e anche
della decenza.
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