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MOTO GP
GARA A VALENCIA
Luigi Ansaloni
EallafineilPiccoloDiavolocel’hafatta. Lavittoria
del Mondiale classe Moto GP da parte di Marc
Marquez apre di fatto una nuova eramotociclisti-
ca. Nonostante il ritorno in Yamaha di Valentino
Rossi, si chiude un libro e se ne apre uno nuovo,
quello dei talenti spagnoli. Jorge Lorenzo ha ini-
ziato questo filone, battendo nel 2010 proprio
Rossi, ripetendosi poi nel 2012. La stagione che si
è appena conclusa suggella questo momento sto-
rico. Marquez ha vinto il mondiale alla sua prima
stagione e a soli 20 anni (dati pazzeschi, veramen-
te), ed ha battuto proprio quel Lorenzo imperti-
nente fino all’ultimo e il compagno inHondaDani
Pedrodsa. «Marquez può aprire una nuova era»,
hadettoRossi.Lostafacendo,madietroalragazzo
debuttante e fenomeno c'è una fila di piloti spa-
gnoli pronti a imporsi anche nel futuro. Marquez
è la punta di un iceberg che in questa stagione si
è manifestato anche con le vittorie dei mondiali
Moto3 e Moto2 da parte di Maverick Vinales e di
Pol Espargarò. Dietro a tutti questi ragazzi c'è
un'organizzazione complessa che lavora con le
nuove leve già in età prescolare. Marquez si è lau-
reato campione del mondo arrivando terzo nella
gara conclusiva a Valencia, preceduto dal compa-
gno di squadra Pedrosa e soprattutto da quel fuo-
riclasse assoluto che si chiama Lorenzo, il pilota
più forte attualmente, con tutto il rispetto per il
neoiridato.
L’INDOMITO LORENZO
ROSSI PRIMO DEGLI ALTRI
Il “Blackmamba” ha dovuto sopportare di tutto:
un mezzo inferiore (la Yamaha), due infortuni
terribili che gli hanno di fatto impedito di cor-
rere al meglio in tre gare, e nonostante tutto non
si è mai arreso, portando il mondiale all’ultima
gara. Anche lui, anche Lorenzo, fa parte del
grande progetto spagnolo, anzi è (insieme al
Piccolo Diavolo) la gemma più preziosa del
movimento. Marquez dunque è parte di un
sistema che funziona e che è stato messo in pie-
di proprio per battere piloti e scuola corse ita-
liani. Con tre titoli mondiali a tre piloti spagnoli,
con il miglior pilota italiano quarto in Moto GP
che non è certo un debuttante - Rossi - c'è poco
da essere contenti. Valentino ha passato un
weekend difficile, non tanto in pista (quarto in
prova, quarto in gara, come quasi tutto il resto
della stagione), ma per il suo divorzio dallo sto-
rico compagno d’avventura, Jeremy Burgess.
«Ho bisogno di cambiare, perché credo ancora
di poter vincere il mondiale», ha detto in con-
ferenza Rossi. Parole che lasciano un po’ così,
tra speranza e illusione, ma dopo 80 vittorie e
innumerevoli titoli mondiali, forse era davvero
ora che la “coppia” scoppiasse.
MARQUEZ CHE RISULTATI
MA ANCHE TANTE CADUTE
Cose da imparare Marquez ne ha avute tante in
questa trionfale stagione, una su tutte la com-
plessa gestione elettronica della sua Honda.
«All'inizio dei test - ha detto il neo campione del
mondo della classe regina - non riuscivo nem-
meno a sentirla l'elettronica. Poi con il passare
dei chilometri le cose sono andate migliorando.
Ora riesco a gestire le mappe anche in gara, ma
non è stato semplice». Marquez ha vinto sei
gare, ottenuto sei secondi posti, quattro terzi
posti e nove pole position per 334 punti in clas-
sifica, ma è anche caduto quindici volte nella sta-
gione, segnale di uno stato di servizio buono, ma
non perfetto.«È vero sono in testa anche per
quanto riguarda le cadute - ha detto Marquez -
la peggiore quella del Mugello. Poi anche in
seguito, quella in Inghilterra non è stata bella,
ma sono stato fortunato perché nonmi sonomai
infortunato come Pedrosa e Lorenzo, ma ci sono
andato vicino unpaio di volte». Unpo’ di fortuna
non hamai fatto del male a nessuno. EMarquez,
questo, lo sa.