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Max Chilton è in caccia di una secon-
da chance. Di un secondo anno alla
Marussia, per poter dimostrare di
non essere solo una delle tante
meteore del Circus, uno dei
tanti piloti con la valigia, o
raccomandati da un papà
potente. Max è figlio del
boss del team Carlin non-
ché azionista della Marus-
sia, ed è inevitabile che sia
arrivato nel paddock con
un po’ di scetticismo incol-
lato addosso. A suo favore
ora parlano i primi 17 GP
della sua carriera, tutti
conclusi: non male per un
rookie, che nella seconda
parte della stagione ha fatto
vedere progressi interessan-
ti.
«Siamo alla fine del mio pri-
mo anno – sorrideMax – e tut-
to è andato così in fretta! Se
penso al primo GP in Australia
mi sembra passata un’eternità,
ma se ripenso ad alcune cose a
metà stagione mi rendo conto che non
è così. Usciamo da un periodo molto
intenso, ma non mi sento esau-
sto, dopo la pausa estiva per
me le cose hanno iniziato ad
andare meglio. Credo che
anche nelle ultime due
gare riuscirò a tenere
questo ritmo, anche se
dopo il Brasile sarò
pronto per il tacchino
arrosto di Natale…».
In GP2 del resto, Chil-
ton era abituato ad
affrontare una stagione
lunga. «Prima della F.1
ho corso in quella cate-
goria per due anni e
c’erano tre trasferte
lunghe, a Singapore,
Abu Dhabi e nel
Bahrain, così ci avevo
fatto la mano, anche se
due settimane di tra-
sferta, poi una settima-
na di stop, poi di nuo-
vo due settimane,
insomma, è un bel rit-
mo, specie per quanto
riguarda Singapore».
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