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VIA DALL’ITALIA
RUGGERO APRILETTI
il pilota. Grazie a questo saremo in grado di
spingere al 100% per tutta la durata della
gara".
Come è cambiato ilmodo di guidare la
R18 dall'anno scorso a oggi?
"Beh rispetto al 2013 finalmente possiamo
usare la trazione integrale fin dalle prime
fasi dell'uscita di curva (l'anno scorso per
regolamento poteva entrare in azione solo
dopo i 120 km/h, ndr) ed è una differenza
che si sente nettamente e rende la macchi-
na anche più bella da guidare. Oltre a que-
sto, è impressionante quanto possa cambia-
re il comportamento della vettura a secon-
da delle mappature che si scelgono per il
motore, per il sistema ibrido, per il recupe-
rodi energia e per ilmodo in cui questi siste-
mi lavorano insieme. A seconda delle scel-
te che si fanno il comportamento dellamac-
china cambia, anche in modo abbastanza
netto, ed è un'arma che possiamo utilizza-
re a nostro favore. Interpretando al meglio
le varie fasi della gara, pilota e muretto box
possono cercare di avere sempre la macchi-
na ideale per le condizioni di pista che si
hanno in quel momento. Su questo aspet-
to, sulla capacità del team Audi di reagire
agli avvenimenti della gara in tempo reale
adottando le migliori soluzioni, sono asso-
lutamente fiducioso. Da questo punto di
vista negli anni Audi ha dimostrato di esse-
re senza rivali e secondome nulla è cambia-
to, siamo ancora i migliori".
Tutte queste variabili tecniche da
gestire rendono la vita del pilota nel-
l'abitacolo più dura?
"Diciamo che siamo dovuti ritornare a scuo-
la a studiare davvero intensamente tutti i
sistemi della macchina per capire come
gestirli al meglio. Se pensate che solo sul
volante houna quindicina di tastimono-fun-
zione, a cui si sommano otto selettori multi-
funzione potete capire cosa possa voler dire
tenere tutto sotto controllo. D'altra parte, le
opportunità che questa complessità apre
sono tali che c'è solo da darle il benvenuto e
mettersi sotto per sfruttarla al meglio”.
Veniamo alla tua situazione persona-
le. Come si rimanepreparati e concen-
trati quando l'occasione per scendere
in pista in gara arriva un paio di volte
in due anni?
"Per essere onesto dovrei aspettare a rispon-
dervidopoLeMans,perchésoloallorasapre-
mo davvero se ero preparato a dovere. Apar-
te gli scherzi, mi sento in forma e preparatis-
simo. Lavoro molto duramente in termini di
allenamento, e dal punto di vista della confi-
denza con la macchina i chilometri che fac-
ciomettendo insieme i vari test durante l'an-
no sono tanti quanti quelli dei piloti titolari.
La stessa cosa vale per l'affiatamento tra me,
Filipe e Oliver (Albuquerque e Jarvis, ndr),
andiamo d'accordissimo anche fuori dalla
pista e questo aiuta molto quando si deve
lavorare insieme sotto pressione. L'unico