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fondato da Dolan: una scuderia che sareb-
be diventata a breve un punto di riferimen-
to nel motorsport nazionale. Perché se è
vero che i soldi servono, le entrature non
devono mancare: nel 2010 Dolan firma un
contratto per diventare partner ufficiale
della Aston Martin nella Le Mans Series, e
nella stagione successiva arriva il debutto,
forse troppo anticipato, alla 24 Ore, addirit-
tura in classe GTE-Pro.
Per Dolan i due anni successivi hanno mar-
cato un nuovo apprendistato, quello a bor-
do di una Zytek LMP2. Coi tempi in costan-
te calo, si è arrivati alla stagione 2014. Nel-
la European Le Mans Series a Silverstone,
un errore di inesperienza lo spedisce violen-
temente nel muro quando la vittoria era in
tasca, ma già a Imola il successo non sfug-
ge: merito anche di Filipe Albuquerqui e di
un Harry Tincknell che si rivela uno straor-
dinario interprete della barchetta motoriz-
zata Nissan. Ora, dopo quei sette anni pre-
ventivati da Hancock e dopo solo cinque nel
mondo delle corse, Dolan non solo è riusci-
to a partecipare dignitosamente a Le Mans,
ma anche a portare a casa la vittoria in
LMP2. A dargli una mano la solidità di una
vettura supercollaudata, che ha ripreso e
passato le moderne Ligier e Alpine, ma
soprattutto le performance straordinarie di
Tincknell e di Oliver Turvey, arrivato all’ul-
timo momento dopo la partenza improvvi-
sa di Gené verso l’Audi per sostituire Loic
Duval, fermato dai medici per il gran botto
nelle libere di mercoledì. Comunque, per
colui che vuole diventare il gentleman più
veloce del mondo, un bel passo avanti ed un
buon viatico per il resto della stagione
ELMS.
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