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INDYCAR
GARA A POCONO
Marco Cortesi
Juan PabloMontoya è tornato ad essere il Mon-
toya che tutti ricordiamo quando si esibiva con
lemonoposto. Sicuro di sé, aggressivo, attaccan-
te. Dopo aver fatto segnare una pole da record,
il colombiano ha passato molto tempo nel pac-
chetto di testa della 500 Pocono e, soprattutto,
si è lanciato in un sorpasso strepitoso sul com-
pagno di squadra Will Power quando è stato il
momento. Riportato un danno all’ala anteriore,
non ha fatto una piega e ha staccato tutti per
andare a vincere. Fantastico ritorno alla vittoria
con le ruote scoperte dopo 9 anni e in IndyCar
dopo 13. Detto questo, ancora una volta si è assi-
stito al leitmotiv di questa stagione: i suicidi tec-
nico-sportivi-mentali.
FOLLIA TATTICA
DEL TEAM GANASSI
Mai prima d’ora si erano visti tanti team e pilo-
ti complicarsi la vita con le proprie mani in una
sfidaperilcampionatodavveroentusiasmante…
amenodi essere tifosi diWill Power, TonyKana-
an o RyanHunter-Reay. Partendo dall’america-
no, fresco vincitore della Indy 500, la cui vettu-
ra ha riportato la rottura di una sospensione sul-
le (nonparticolarmente accentuate) sconnessio-
ni di curva 2. Con 17 giri persi praticamente al
pronti-via, la sua è stata una gara per la speran-
za: la speranza che molti altri si ritirassero per
portare a casa punti. Peccato che non sia stato
così. Oltre a Takuma Sato e Carlos Huertas, fer-
mati daproblemi elettrici, èuscitodi scena il solo
Graham Rahal, finito a muro e causa dell’unica
situazione di caution della corsa. La fase di ban-
diera verde è durata ben 158 giri, un record, e ha
vistoduellareMontoya, Power, Kanaan edHelio
Castroneves. Il primo ad andarsene è stato
Kanaan. Nonostante fosse primo, e con una for-
ma taleda essere il favoritoper la vittoria, il team
Ganassi ha optato per una strategia rischiosissi-
ma, facendolo rientrare nel corso dell’ultima
caution e rendendogli necessaria - salvo altre
“gialle” - uno splash finale. Comodamente in
testa, il brasiliano si è così dovuto fermare a due
giri dalla conclusione terminando undicesimo.
HARAKIRI È IL MIO
SECONDO NOME
Poi c’è il capitolo Power, ed è probabilmente il
capitolo di un libro di psicologia. Forse indi-
spettito per l’attacco subito in modo così
aggressivo da Montoya, Power ha perso la
testa quando anche Castroneves ha cercato di
infilarsi, chiudendolo con violenza verso il
muro e rifilandogli una ruotata. Risultato: un
drive-through per “blocking” e - c’è da esser-
ne certi - un bruttissimo quarto d’ora con
Roger Penske. Lati positivi: ha finalmente
capito gli ovali. Lati negativi… cinque
penalità in sei gare e 39 punti di vantaggio
buttati via. Ora, l’australiano e Castrone-
ves, secondo al traguardo, sono alla pari in
vetta alla classifica.
MUNOZ CRESCE BENE
SI RIVEDE BRISCOE
Da evidenziare positivamente la prova di
Carlos Munoz che, terzo e migliore del
team Andretti, a 22 anni è ormai un vete-
rano degli ovali. In top-5 anche Ryan Bri-
scoe, ritornato nelle posizioni di testa
dopo un inizio anno difficile, e Scott
Dixon, apparso piuttosto opaco in Pen-
nsylvania. A seguire, Simon Pagenaud e
Mikhail Aleshin. Il pilota russo ha conti-
nuato ad impressionare per come, senza
alcuna esperienza in Indy Lights, abbia
“digerito” in fretta la guida su anelli. Dal-
l’altro lato, gara da dimenticare per Mar-
co Andretti e James Hinchcliffe, entrambi
penalizzati per eccesso di velocità ai box ed
in crisi di assetto, oltre che per il vincitore
di Fort Worth Ed Carpenter, finito tredi-
cesimo e sotto di un giro.
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