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IL PERSONAGGIO
GIOVANNI REGIS
Ovvero: quando le condizioni sono diffici-
li, la sensibilità ed il talento del pilota di raz-
za ne escono esaltate
Il suo 2014 registra tre vittorie: Monte Eri-
ce, Verzegnis-Sella Chianzutan e Coppa
Selva di Fasano; altrettanti i secondi posti:
ad Ascoli (Coppa Paolino Teodori), alla
Trento-Bondone ed alla Gubbio-Madonna
della Cima. Un solo ritiro: per noie alla vet-
tura allo Spino. Nella graduatoria di grup-
po N Regis è terzo, dietro Hafner (che cor-
re con una Mitsubishi Lancer) e Rea. Que-
st'ultimo, al volante di una Citroen Saxo, lo
precede anche nella coppa Csai della clas-
se 1.6. Dipendente di una primaria compa-
gnia assicurativa con sede a Torino, Regis
è figlio d’arte: il padre Mario vinse l’assolu-
ta sotto la pioggia allaMalegno-Borno 1968
al volante di un’Alfa Romeo Gta. Maniaca-
le nella messa a punto quanto grintoso al
volante, Regis, da Chivasso, Torino, ha un
fisico ultra tonico da ragazzino e l’eloquio
fluente. Capelli tagliati “a spazzola” neri
(con qualche sparuto filo d’argento qui e
là), e sorriso furbetto. Con un solo inghip-
po: la carta d’identità che mente spudora-
tamente, assegnandogli 50 anni compiuti.
Quel che il pezzo di carta timbrato e bolla-
to non dice, è che Giovanni è stato uno dei
giovani formulisti più interessanti di fine
anni ’80. Quando le serie per monoposto si
contavano sulle dita di una mano ed il per-
corso verso il professionismo era obbliga-
to: formula promozionale (anni fa c'era la
F. Fiat Abarth e, più recentemente, la F.
Alfa Boxer), F.3, F.3000, F.1. Fine. Se anda-
vi forte si vedeva subito, poichè gli altri gio-
vani passavano per forza di lì. Terzo in F.
Fiat Abarth nel 1986 (stagione del debutto
in auto dopo tre anni di kart), secondo in F.
Alfa Boxer nel 1988. Premiato con la meda-
glia d’oro di Autosprint alla festa dei Caschi
d'oro 1988. Ultima stagione in monoposto:
il 1991, in F.3, con un budget insufficiente
e quasi cinquanta rivali, tra cui Jacques Vil-
leneuve.
Che effetto ti fa vedere piloti con cui
lottavi, ottenere ottimi risultati in
campo internazionale? C’è rammari-
co per aver ripiegato sulle salite?
“Vedere alcuni di loro correre e vincere gare
importanti mi fa pensare: ‘Accidenti, se si
fossero verificate le circostanze forse ci
sarei arrivato anch'io’. Comunque, zero
rimpianti e niente invidia, son contento per
loro e quasi orgoglioso: se riuscivo a batter-
li probabilmente ero bravino. Poi me ne
sono fatto una ragione. Date le limitatissi-
me risorse di cui disponevo, mi considero
fortunato per aver potuto correre e metter-
mi in mostra con le formule. Chiaro che se
si presentasse un’opportunità, ovvero un
budget adeguato, lascerei le salite e torne-
rei subito in pista”.
Non ti senti un po’ limitato a correre
con una Turismo?
“Direi di no. La mia scelta trae fondamen-
to dalla convinzione che le Turismo siano
le più idonee per correre in salita in sicu-
rezza. Con formule, prototipi o equiparabi-
li correrei solo in pista. Non ritengo che le
strade di montagna possano garantire un
livello di sicurezza adeguato alle velocità
che tali vetture raggiungono, per quanto in
questi anni vi si stia ponendo particolare
attenzione. Quellemacchine indubbiamen-
te hanno standard elevati ma, quando
mancano le vie di fuga, a certe velocità l'in-
columità del pilota non è garantita. Mia
moglie assistette in diretta, era proprio a
Regis a Magione nel 1988 dove vinse davanti
a Marco Ballabio (2°) e Max Angelelli (3°)